Un ferragosto felice per oltre un milione di statati che da questo mese fino a fine anno beneficeranno di un doppio bonus, risultato della somma del taglio del cuneo e dell’aumento una tantum dell’1,5 per cento dello stipendio. La prima misura, riservata a chi guadagna meno di 35 mila euro, vale in media tra 50 e 60 euro. La seconda, invece, si applica a tutte le retribuzioni (più è alta la busta paga e più pesa l’una tantum).
La platea
Più nel dettaglio, beneficeranno del doppio bonus 1,2 milioni di statali, ovvero più di un dipendente pubblico su tre. Sono infatti circa 860 mila gli statali che in virtù di uno stipendio annuo compreso tra 25 e 35 mila otterranno a partire da questo mese un taglio del cuneo del 6 per cento, come previsto dal decreto Lavoro. Quelli con una retribuzione inferiore alla soglia dei 25 mila euro, parliamo di 335 mila lavoratori dello Stato, avranno diritto invece a una riduzione del 7 per cento fino a dicembre.
Una tantum
L’incremento dell’1,5 per cento dello stipendio è quello che pesa di più ad agosto visto che i dipendenti pubblici riceveranno questo mese anche gli arretrati maturati da gennaio a luglio. L’una tantum è stata inserita dal governo nell’ultima legge di Bilancio per proteggere il potere di acquisto dei dipendenti pubblici dall’inflazione nell’attesa dei rinnovi dei contratti. Nei ministeri una tantum e arretrati porteranno ad agosto nelle tasche di un dirigente fino a 534 euro in più. Nel caso di un semplice usciere l’asticella si abbassa a 184 euro.
Poi, da settembre in avanti, una volta smaltiti gli arretrati, confluirà nelle buste paga degli statali solo la quota mensile dell’una tantum, che vale tra 52 e 66 euro per i dirigenti dei ministeri, tra 29 e 44 euro per i funzionari, tra 24 euro e 31 euro per gli assistenti e circa 23 euro per gli operatori.
I rinnovi
Ma i bonus da soli non bastano. Lo sa bene il ministro Paolo Zangrillo che non a caso continua a ribadire che il governo ha tra le sue priorità anche il rinnovo dei contratti degli statali, seppur specificando che non tutto il recupero dell’inflazione potrà avvenire con il contratto. Servirebbero 30 miliardi: al momento nel salvadanaio ce ne sarebbero appena tre. Per questo il governo sembra intenzionato a fare leva anche sulle nuove misure fiscali (la riforma Irpef) che riguarderanno tutti i contribuenti, inclusi i lavoratori dello Stato. Una strada già tentata in passato da altri esecutivi (vi ricordate gli 80 euro di Renzi) ma con risultati deludenti.
Praticamente il taglio del cuneo fiscale riguarda solo i dipendenti pubblici perché chi lavora nel privato ha percepito lo stesso miserabile stipendio di sempre,pur stando nelle 2 fasce di reddito stabilite.Gli statali sono gli stessi che,mentre Conte lasciava privati e autonomi senza la possibilità di avere di che sopravvivere durante la pandemia,hanno ricevuto aumento di stipendio per superare i l lockdown. Direi che come prende per il sedere Meloni ……