Arriva la proroga del contratto fino al 30 giugno del 2026 per i circa 6 mila addetti dell’Ufficio del Processo ancora in servizio. Lo prevede il decreto Milleproroghe appena approvato dal consiglio dei ministri. Ma nel provvedimento non c’è traccia di eventuali “bonus” per trattenere i vincitori del concorso che pure erano stati ventilati negli accordi con la Commissione europea sui nuovi obiettivi del Pnrr. E, almeno per ora, nemmeno si vedono all’orizzonte operazioni di stabilizzazione. Per ora il governo si è limitato a prorogare i contratti, preferendo imboccare questa strada al posto di bandire un nuovo concorso, come previsto inizialmente, per assumere un nuovo contingente di 8 mila addetti con cui sostituire quelli ingaggiati nel 2022. Una strategia che in effetti aveva destato più di una perplessità, visto che per effetto del turnover sarebbe andato disperso il lavoro di formazione che è stato svolto sui nuovi assunti nei loro primi due anni di attività. L’Ufficio del Processo, com’è noto, doveva servire ad accelerare il processo di smaltimento degli arretrati nei tribunali e aiutare il Paese a raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr nell’ambito della giustizia, ma il suo contributo fin qui è stato modesto, per una serie di ragioni. E anche i numeri lo dimostrano.
Il flop
L’Upp è stato costituito per garantire la ragionevole durata del processo. Ma la struttura, partita probabilmente con un’ambizione troppo grande, non ha impresso la svolta sperata. Se è vero da un lato che la durata media di un processo penale, in tutte le sue fasi, è scesa al di sotto della soglia dei mille giorni, dall’altro va evidenziato che nel civile la riduzione è meno marcata e si ferma al 19,2%, un livello ben lontano dagli obiettivi concordati con Bruxelles e che prevedono, per giugno 2026, un abbattimento del 90% rispetto al dato del 2019, sia in Tribunale sia in Corte di appello.
Risultato? L’Ufficio del Processo sembra ora avviarsi sul viale del tramonto. Gli attuali addetti rimarranno in servizio fino al giugno del 2026, dopodiché potranno presentarsi, senza alcuna corsia preferenziale, se non una riserva di posti del 40 per cento, ai concorsi ordinari che l’amministrazione indirà in futuro. Ma è più probabile che molti addetti si perdano per strada, vista la fame di funzionari di molte altre amministrazioni pubbliche che stanno bandendo concorsi per posti a tempo indeterminato. Ed in effetti con il Pnrr si prevedeva inizialmente di reclutare circa 16.500 funzionari addetti all’Upp. Ma come detto, molti di quelli assunti in prima battuta hanno rassegnato le dimissioni nel corso dei mesi. A causa delle defezioni il contingente di funzionari in servizio si è assottigliato fino a raggiungere quota 5-6 mila unità. In molti hanno preferito imboccare un altro percorso professionale, oltre che perché scoraggiati dalla condizione di precarietà, per via delle retribuzioni poco competitive.
L’Ufficio del Processo è una creatura dell’ex ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Come detto era nato con un obiettivo ambizioso, che sembrava scritto sulla pietra: ridurre del 90 per cento l’arretrato nel civile e abbattere la durata media dei processi. Ma questo obiettivo si è ben presto rivelato scritto sulla sabbia. Nel negoziato con la Commissione, i target da raggiungere sono stati rivisti. Al ribasso. Ci si è concentrati su un arretrato “statico”, scegliendo come data quella del 2019, composto da 337 mila fascicoli con più di tre anni nei tribunali e 98 mila fascicoli con più di due anni (sempre al 2019) nelle Corti di Appello. Solo su questi ci si concentrerà. E se prima erano 16.500 i neo assunti che dovevano aiutare i giudici a smaltire l’arretrato, adesso ne sono rimasti meno di 6 mila. Ai quali se ne aggiungeranno altri 4 mila al massimo. Tutto questo senza considerare che, come ha rilevato il Politecnico di Milano, gli addetti all’Ufficio del processo vengono usati in sei modi difformi. C’è insomma da chiedersi se gli oltre due miliardi presi a prestito dall’Europa per finanziare in questo modo lo smaltimento dell’arretrato giudiziario, siano soldi ben spesi.
In realtà, i “bonus” per la partecipazione a futuri concorsi pubblici sono già previsti da oltre 2 anni dall’art. 11, comma 5, del D. L. n. 80/2021, convertito con modificazioni dalla L. n. 113/2021.
In realtà è un progetto previsto da molto prima della Cartabia, la quale lo ha solo attuatto grazie ai fondi PNRR
Purtroppo è un progetto nato male in quanto gli UPP vengono destinati spesso negli uffici dell’amministrazione (come si possono velocizzare i processi così?) e nelle cancellerie a sopperire l’assenza di assistenti e cancellieri. Insomma, ufficio nato per una cosa e finito per farne un’altra. Il fallimento del progetto è tutta colpa di chi non ha saputo gestirlo
Come concepito si sarebbe rivelato un flop. Lo avevamo capito sin dall’ inizio. Bisognava disencintivare il ricorso al giudice civile e e depenalizzare il penale ricorrendo dopo a pene pecuniarie in sostituzione e soprattutto rinforzare le cancellerie per smaltire il lavoro dei magistrati. Che senso aveva ed ha coadiuvare l’ attività giurisdizionale se poi non vengono pubblicate sentenze? Incentivare i funzionari con attribuzione di bonus reinternalizzando il recupero dei crediti erariali Posso permettermi di dirlo perché ho 40 di uffici giudiziari