Fermi i prestiti Inps del Tfs-Tfr ai dipendenti pubblici a tassi agevolati. Le prime erogazioni partiranno alla fine dell’estate, tra agosto e settembre. L’istituto di previdenza ha alzato il sipario sui nuovi prestiti a febbraio, ma i tempi di lavorazione delle domande sono molto lunghi e possono richiedere fino a 180 giorni, ovvero sei mesi. L’Inps applica un tasso di interesse dell’un per cento, che è più conveniente rispetto a quello praticato dalle banche, parametrato sul cosiddetto rendistato, in costante aumento da mesi. Inoltre i prestiti dell’ente non sono soggetti a limiti di importo: le banche al contrario non si spingono oltre la soglia dei 45 mila euro. Sullo sfondo cresce l’attesa per la sentenza della Consulta, chiamata a stabilire se il pagamento differito della liquidazione agli statali (che a volte aspettano anche 7 anni per ricevere il Tfs-Tfr) sia legittimo o meno.
Conto alla rovescia
Oltre 3 milioni di dipendenti pubblici aspettano con ansia di sapere cosa decideranno i giudici della Corte Costituzionale. Pagare subito il Tfs ai dipendenti pubblici avrebbe un costo di 13,9 miliardi di euro soltanto per il 2023, un conto salato e difficilmente sostenibile per le casse dello Stato. La Consulta, in passato, già aveva aperto uno spiraglio sulla questione della liquidazione ai lavoratori dello Stato, affermando che il pagamento differito può essere considerato lecito solo quando a richiedere il trattamento è un ex dipendente uscito dal lavoro in anticipo. Insomma, gli statali, a cui finora è stato chiesto di sacrificarsi in nome della tenuta dei conti pubblici, sperano in una svolta. Anche perché nell’ultimo anno si sono visti erodere la pensione dall’inflazione a livelli record.
Caro prestiti
Per quei dipendenti in pensione che hanno bisogno di sostegno monetario, e che non possono permettersi di aspettare anni prima di incassare la liquidazione, le uniche alternative sono i prestiti lumaca dell’Inps e quelli concessi dagli istituti di credito convenzionati con l’Abi, che però non convengono più. Per ottenere un anticipo della liquidazione di 45mila euro si pagano alle banche tra i 1.500 e i 2.000 euro di interessi al momento. Incide il rally del rendistato: ad aprile l’indice generale è arrivato al 3,866 (a gennaio del 2022 viaggiava sotto la soglia dell’1%). Le banche determinano il costo degli anticipi della liquidazione ai dipendenti pubblici sommando il rendistato allo spread, che è sempre pari allo 0,40%.
Lo scenario
Entro il 2033 oltre 1 milione di dipendenti pubblici andrà in pensione per raggiunti limiti di età, ovvero circa un terzo di quelli in attività al momento. Alcune amministrazioni dovranno sostituire più di metà del personale in servizio. Le uscite più significative si registreranno nella scuola (463.257), nella sanità (243.130) e negli enti locali (185.345). Preoccupa la tenuta del sistema pensionistico: oggi nel pubblico si contano 94,8 pensioni erogate ogni 100 contribuenti attivi. Erano 73 nel 2022.
Sono un ex dipendente pubblica iscritta al fondo ex Inpdap tutto bene a parole peccato che i prestiti non ti permettono di richiederli causa procedure che non funzionano e non hai alcun riferimento a cui rivolgerti alla faccia della trasparenza Rosanna nisi