L’attesa è finita. Nei prossimi giorni l’Inps erogherà agli statali che ne hanno fatto richiesta i primi anticipi del Tfs-Tfr a tasso agevolato. Le prima domande sono arrivate all’istituto sei mesi fa. Si paga l’un per cento di interessi sulla somma richiesta. E a differenza delle banche, che si limitano ad anticipare agli statali fino a 45 mila euro del Tfs-Tfr, l’Inps non prevede limiti di importo. Dunque, per un prestito di 100 mila euro un dipendente pubblico cessato dal servizio deve versare all’Inps mille euro di interessi. Per un anticipo di 50 mila euro la spesa per gli interessi si ferma a 500 euro. Solo chi è iscritto al cosiddetto Fondo credito (la Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali) può richiedere l’anticipo a tasso agevolato. L’adesione al fondo in questione comporta un prelievo dello 0,15% sulla pensione. Le domande vengono accolte dall’Inps in ordine cronologico fino a esaurimento delle risorse: sul piatto ci sono 300 milioni di euro, sufficienti a soddisfare una ristretta platea di dipendenti pubblici in pensione.
Le banche
Cresce nel frattempo la quota di interessi applicata dalle banche sui finanziamenti agli statali. Come detto, gli istituti di credito convenzionati anticipano fino a 45 mila euro di Tfs-Tfr agli statali. Ma alla luce di un rendistato che rasenta la soglia del 4% (a cui si deve poi sommare lo 0,4% di spread) in banca il tasso viaggia attorno al 4,5%. Tradotto: per 45 mila euro di prestito un dipendente pubblico deve pagare almeno duemila euro di interessi. Per ventimila euro di anticipo la spesa per gli interessi è di poco inferiore ai mille euro. A luglio Bankitalia ha fotografato un rendistato generale al 3,9%. A maggio l’asticella si posizionava al 3,896%. Nel corso del 2022 l’indice è salito dallo 0,780% al 3,597%. E ancora. A luglio il rendistato per i finanziamenti a breve scadenza (1 anno – 1 anno e sei mesi) è arrivato al 3,711%. Sempre a luglio il rendistato per la fascia di vita residua che va da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi ha raggiunto il 3,763%. Infine, per la fascia 20 anni e 7 mesi e oltre l’asticella si posiziona al 4,374%.
Il piano
Ma dopo la sentenza della Consulta di giugno, che ha bocciato la norma sul pagamento differito della liquidazione ai dipendenti pubblici perché in contrasto con i principi della Carta (una giusta retribuzione deve essere tempestiva oltre che adeguata), il governo è chiamato a trovare un rimedio. Si ragiona su più ipotesi, visto che al momento lo Stato non dispone delle risorse per pagare subito la liquidazione a tutti gli statali in attesa. Una delle possibili soluzioni al vaglio dei tecnici che stanno lavorando al dossier prevede che sia lo Stato a farsi carico degli interessi chiesti dalle banche, o almeno di una parte di questi.
È una vergogna che chi come me dopo 38 anni di lavoro nella pubblica amministrazione,+ 5 ricongiunti dal privato, nn sa quando riceverà il tfs (soldi propri) e che se li vuole in tempi brevi deve pagare una tassa all imps previa iscrizione alla Gestione Crediti sempre a pagamento!! Per nn parlare della corresposione della rata pensionistica che dopo 3 mesi mi deve essere ancora erogata..vorrei tanto sapere se ai perdonaggi del parlamento, senato, onorevoli e alte cariche dello Stato viene riservato lo stesso trattamento!
Vergogna
Una vergogna che i Miei soldi mi vengano dati due anni e mezzo dopo la mia collocazione a riposo o solo a fronte del pagamento di un pizzo!!!
E chi come me, per necessità ha chiesto l’anticipo ad una banca pagando un mare di interessi,? Nessun rimborso, ?
l’Italia e una nazione fondata sulle menzogne , mi dispiace dirlo , ma non funziona NIENTE