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Tfs-Tfr, il rendistato cala dopo due anni

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Per gli statali è solo una magra, magrissima, consolazione. A distanza di pochi giorni dalla sentenza della Consulta sul pagamento differito del Tfs ai dipendenti pubblici, sentenza che impegna il parlamento a trovare una soluzione al problema senza però indicare entro quando, e che quindi rischia di non cambiare nulla a livello pratico, cala per la prima volta dopo due anni il rendistato. Il rendistato è l’indice sulla base del quale le banche calcolano i tassi di interesse da applicare sugli anticipi del Tfs fino a 45 mila euro ai lavoratori dello Stato cessati dal servizio. A giugno, ha rilevato Bankitalia, il rendistato generale è sceso al 3,817% dal 3,896% di maggio. Intendiamoci, si tratta di una flessione microscopica, che non basta a rendere gli anticipi meno onerosi (ormai per 45 mila euro di anticipo gli statali si ritrovano a pagare anche 2.000 euro di interessi), ma è comunque un segnale di cui tener conto visto che era da agosto del 2021 che il rendistato non faceva un passo indietro. Da allora non ha fatto che aumentare. A settembre del 2021 il rendistato generale stava allo 0,370%, a dicembre dello stesso anno aveva superato la soglia dello 0,5%, un mese dopo viaggiava a quota 0,780%, fino ad arrivare al 3,597% a dicembre del 2022 e al 3,896% a maggio scorso. 

Cosa cambia

Chiedete a un dipendente pubblico in pensione e in attesa della liquidazione cos’è (e a cosa serve) il rendistato e vi risponderà in un batter d’occhio. Questo indice fotografa il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato: le banche che concedono l’anticipo agevolato del Tfs-Tfr fino a 45mila euro calcolano il tasso finale del finanziamento sommando il rendistato allo spread, che è sempre pari allo 0,40%. Dunque, se il rendistato generale si attesta al 3,817%, il tasso di interesse della banca sull’anticipo della buonuscita sarà superiore al 4,2% in media. Attenzione però perché il rendistato per i finanziamenti a breve scadenza (1 anno – 1 anno e sei mesi) sta ora al 3,534% (in crescita rispetto al 3,406% di maggio). Discorso diverso per i prestiti a medio e lungo termine. Il rendistato per la fascia di vita residua che va da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi è passato dal 3,716% di maggio al 3,635% di giugno. Per quanto riguarda la fascia 20 anni e 7 mesi e oltre l’asticella si posiziona ora al 4,343% (dal 4,5% di maggio).

Allo stato attuale gli statali in pensione aspettano anche 5-7 anni prima di ricevere i soldi della liquidazione. Per quelli che non trovano convenienti gli anticipi delle banche c’è solo un’alternativa: rivolgersi all’Inps. L’Inps da quest’anno concede l’anticipo del Tfs-Tfr, senza limiti di importo, a un tasso agevolato dell’un per cento. Le risorse però sono limitate e i tempi di lavorazione delle domande possono arrivare a sei mesi . L’iniziativa ha preso il largo a febbraio. I primi anticipi, bene che va, atterreranno sui conti dei richiedenti sul finire dell’estate.

2 Comments

  1. È uno schifo , ma come mai i politici i soldi se li prendono subito senza aspettare 5 o 7 anni …io li farei vivere con 1600,00 ..vergogna non si facessero vivi alle prossime elezioni

  2. In Italia ci sono figli e figliastri noi statali (taluni) statali quelli miseri,sono andato in pensione nel 2020 con 43 anni di lavoro di cui 34 dipendente dello Stato.Ad oggi con 1380 € di pensione ancora devo ricevere la mia liquidazione

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