La Bce, per la prima volta dopo quasi due anni, ha tagliato il costo del denaro, una mossa che dovrebbe favorire l’erogazione di mutui e prestiti a tassi inferiori rispetto a quelli odierni e che, in prospettiva, potrebbe contribuire a ridurre la spesa per gli interessi che i dipendenti pubblici devono sostenere attualmente quando chiedono l’anticipo del Tfs in banca. Spesa che, come più volte denunciato da PaMagazine, ha raggiunto ormai livelli elevatissimi. Per 45 mila euro di anticipo bisogna versare al momento circa duemila euro di interessi. Il rendistato generale, l’indice in base al quale gli istituti di credito calcolano il tasso da applicare su questo particolare tipo di finanziamento, resta infatti vicino al 4 per cento. Il tasso applicato dalla banca è il frutto della somma del rendistato e dello spread, che è sempre pari allo 0,40%.
Il bollettino
L’ultimo bollettino della Banca d’Italia fotografa a maggio un rendistato generale a quota 3,628%, contro il 3,613% del mese precedente e il 3,484% di gennaio. Lo scorso anno il rendistato generale – il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato – è arrivato a toccare addirittura il 4,444% a ottobre.
A luglio 2022, quando la Bce ha deciso il primo dei dieci aumenti consecutivi dei suoi tassi, il rendistato generale viaggiava invece poco sopra il 2,5% e a gennaio dello stesso anno, quando l’inflazione non era ancora deflagrata, si posizionava sotto l’un per cento. La cavalcata del rendistato, insomma, non ha conosciuto pause negli ultimi due anni e mezzo e questo ha reso molto meno appetibili per gli statali gli anticipi del Trattamento di fine servizio in banca. La speranza adesso è che il cambio di strategia della Banca centrale europea di Christine Lagarde determini un’inversione di tendenza tale da riportare il rendistato sotto la soglia di guardia già durante il prossimo inverno.
Le simulazioni
Come detto, le banche calcolano il tasso di interesse sugli anticipi del Tfs-Tfr ai dipendenti pubblici sommando lo spread al rendistato. Oggi, quindi, per un anticipo di diecimila euro la spesa per gli interessi è pari in media a 400 euro, che diventano 600 euro per un prestito di 15 mila euro. Per quarantamila euro di anticipo si paga invece una “tassa” di 1600 euro in banca. Il balzello può addirittura arrivare a superare i duemila euro quando l’anticipo richiesto ammonta a 45 mila euro. Una stangata in piena regola, che molti statali non possono davvero permettersi.