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Tfs, prestiti dalle banche anche per l’anticipo della liquidazione

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Oltre al danno, la beffa. Un emendamento al decreto Crediti fiscali, promosso dalle principali banche, apre alla possibilità per i dipendenti pubblici di ricevere parte della liquidazione prima della pensione, pagando un tasso di interesse. Ma perché pagare un interesse per mettersi in tasca i propri soldi? Qualcosa non torna. Se è vero da un lato che gli statali non dovranno più ricorrere così ad altri tipi di finanziamenti, come la cessione del quinto, quando comprano casa o hanno spese impreviste e ingenti, dall’altro la norma se approvata creerà l’ennesima disparità di trattamento tra lavoratori del pubblico e del privato (che invece gli interessi non li devono versare quando riscattano in anticipo il Tfr). 

Inps

A partire da febbraio l’Inps eroga anticipi sulla liquidazione pari al 100 per cento dell’importo dovuto, con un tasso di poco superiore all’uno per cento. Solo chi è iscritto al cosiddetto Fondo credito (la Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali) ne può fare richiesta. Attenzione però perché l’adesione al fondo comporta un prelievo dello 0,15% sulla pensione. Prelievo che va a sommarsi al tasso di interesse dell’1% che l’istituto di previdenza applica sui prestiti concessi. Prevista poi una ritenuta dello 0,5% per coprire le spese di amministrazione. Sono questi i veri costi che devono sostenere i richiedenti nel caso di semaforo verde alla loro domanda di anticipo. Le istanze vanno inoltrate online collegandosi al sito dell’ente. I tempi di lavorazione possono richiedere fino a 180 giorni. Prima di erogare il finanziamento l’istituto procede al recupero di eventuali morosità su precedenti finanziamenti erogati dalla gestione, all’eventuale anticipata estinzione di altri finanziamenti della gestione richiesta dall’iscritto e solo alla fine effettua l’accredito dell’eventuale importo residuo.

La sentenza

Oggi invece le banche convenzionate applicano tassi di interesse superiori al 3 per cento sui prestiti agli statali e con il limite dei 45mila euro che non può essere superato in alcun caso. La Corte Costituzionale si pronuncerà il prossimo 10 maggio sulla legittimità del pagamento differito del Tfs agli statali, che oggi aspettano anche più di cinque anni per toccare con mano i soldi della liquidazione. Se come ci si aspetta le norme sul pagamento differito, introdotte durante il governo Monti, verranno dichiarate illegittime dai giudici supremi, allora lo Stato dovrà trovare una decina di miliardi di euro per saldare i trattamenti non ancora erogati. Il nuovo pronunciamento dei giudici si è reso necessario dopo nuovi ricorsi, tra cui il ricorso pilota al tribunale di Velletri di un iscritto dell’Unsa, un lavoratore dello Stato andato in pensione per raggiunti limiti di età e in attesa della liquidazione.

2 Comments

  1. I tassi delle banche sono molto superiori al 3%. Ma perché non si parla mai di questa grave ingiustizia sociale che tocca sempre soggetti che non hanno voce, come i pensionati.! Mi sembra che lo stato voglia sempre più ridurre i nostri già miseri redditi da pensione. La beffa dell’anticipo è ancora una volta un duro colpo a chi desidera ricevere il proprio TFS.

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