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Contratto statali, tutti i soldi subito in busta paga per sbloccare i rinnovi

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Non si può dire che negli ultimi mesi noi di Confsal-Unsa non abbiamo dato credito all’impostazione del ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. Lui ha lanciato la sfida dell’efficienza e della produttività nel lavoro pubblico e noi l’abbiamo accettata. Non è mai bello citarsi, ma in questo caso faccio non uno, ma ben due strappi alla regola e chi mi legge da tempo capirà subito il perché.

In un mio articolo, pubblicato su queste colonne l’11 febbraio scorso, mi dichiaravo pronto ad accettare che parte degli aumenti contrattuali fossero destinati a premiare il merito. “Al merito”, scrivevo, “ci crediamo perché siamo consapevoli che tutti noi pubblici dipendenti lavoriamo non per uno Stato indistinto ma per i cittadini a cui dobbiamo garantire dei servizi che devono essere i più efficienti e rapidi possibili. Quindi, sì, l’efficienza e la qualità professionali meritano di essere premiate. Prendiamo sul serio la mossa del ministro e siamo pronti a confrontarci su questi temi al tavolo negoziale”.

In un altro articolo, pubblicato due mesi dopo, precisamente il 7 aprile, scrissi che Confsal-Unsa era pronta a confrontarsi su un’architettura contrattuale che spostasse l’asse sul salario accessorio, la parte che secondo il ministro dovrebbe fare la differenza, remunerando il merito e la professionalità del dipendente.

In entrambe le occasioni, però, dissi anche che questo confronto doveva andare di pari passo con una riforma del meccanismo degli obiettivi, visto che finora “si è andati avanti attribuendo le competenze accessorie, quelle legate alle performance dei lavoratori, a risultati generici che venivano poi individuati con mesi, se non con anni, di ritardo, ottenendo così un duplice risultato negativo: rendere estremamente difficile individuare in sede contrattuale i criteri di assegnazione dei compensi e generare a vuoto conflittualità fra i dipendenti”.

La vera questione, però, (come ho scritto in entrambi gli articoli e ho continuato ad insistere anche dopo) è che ogni confronto sulla giusta retribuzione del merito, va collegato al nodo ineludibile degli organici, perché è inutile cercare più efficienza, scaricando sui dipendenti la responsabilità e l’onere di tenere la macchina al giusto numero di giri, quando quasi tutte le amministrazioni hanno carenze d’organico tra il 25 e il 30% (se non di più), concludendo che “efficienza e ricostituzione degli organici non sono questioni a sé stanti, ma due facce della stessa medaglia, per dirla con il vecchio broccardo: Simul stabunt, simul cadent”.

Ho ricordato tutto ciò, per spiegare come mai abbiamo rispedito al mittente la proposta di rinnovare il contatto con un aumento che complessivamente non vada oltre il 70% di quei 5 miliardi già stanziati, lasciando il 30% nella disponibilità delle varie amministrazioni per retribuire gli aumenti di merito.

No, non ci stiamo a procedere in questo modo. Una nuova ripartizione delle risorse tra salario base e salario accessorio è possibile, ma in un confronto a 360 gradi, in cui un ballo non ci siano solo le buste paga, ma anche gli organici e l’organizzazione del lavoro per obiettivi. I 5 miliardi di cui parliamo non servono neanche a recuperare l’inflazione che si è mangiata il potere d’acquisto in questi anni difficili, tra blocchi della contrattazione, crisi economica globale, pandemia e guerre.

Noi non possiamo accettare che, a questo punto, si riducano ulteriormente le cifre, rimandando l’erogazione di quel 30% ai buoni propositi di amministrazioni che ancora non ci hanno spiegato quali sono i loro programmi e quali le strategie che intendono sviluppare. E soprattutto non ci hanno fatto nemmeno capire su quali organici pensano di poter costruire il futuro.

No, signori, chiudiamo e anche in fretta, un accordo contrattuale entro la fine di quest’anno, che renda immediatamente disponibile per i lavoratori il 95% della cifra. Per la parte premiale, in questa fase, può bastare il 5%. Dal 1° gennaio, invece, una volta portati a casa gli aumenti che i lavoratori attendono, possiamo far partire quel confronto a tutto campo per cui ci siamo reciprocamente impegnati e lì, avendo in mano obiettivi, risorse strategiche e piante organiche chiare, reinventiamoci pure una nuova politica retributiva fondata sul merito. I pezzi vanno messi tutti insieme sulla scacchiera, altrimenti la partita non si può giocare.

13 Comments

  1. Ma di quali soldi stiamo parlando?Rispetto a quanto viene pagato oggi in busta paga (l’indennità di vacanza contrattuale di circa 70/80 euro è gia’ entrata mensilmente in busta paga da gennaio 2024, se non è stata pagata una tantum a dicembre 2023 e verrà inglobata in questo aumento contrattuale) l’aumento porterà in busta paga 40/50 euro lorde medie, ossia 20 euro nette.Un aumento del 5,78% nel triennio, a fronte di un 17% di inflazione nel triennio è VERGOGNOSO.Forse il nostro datore di lavoro si è dimenticato del blocco dei contratti durato 9 anni e della mancata restituzione di quegli arretrati, per non mandare lo stato in default.Ma noi ci siamo accorti, come L’OCSE, che gli stipendi sono fermi e hanno perso potere d’acquisto (negli ultimi 30 anni -2% rispetto alla media europea del 35%).

  2. CHE SCHIFO…
    Da infermiere che presta servizio in un ospedale pubblico non posso far altro che esprimere tutto il mio sdegno per come veniamo considerati. Un’aumento mensile netto finale di soli 54 euro netti è la prova che dalle Istituzioni non veniamo minimamente considerati !!
    Non è bastata la pandemia Covid per farci capire che la salute pubblica è un bene indispensabile da proteggere. No! Da allora la sanità pubblica ha peggiorato a vista d’occhio e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa infinite, personale sfinito che cerca posto altrove, vistoso calo dei giovani che vogliono intraprendere questa carriera.
    E adesso con questa ”mancetta elettorale” vorranno chiudere in fretta il Contratto per far vedere all’opinione pubblica che si sono fatti carico dei lavoratori sanitari.
    Continuate pure su questa strada e vedrete che tra non molto tempo non ci sarà più nessuno che vi curerà.
    Che schifo…

  3. Attenzione però! E lo dico da lavoratore della P.A.
    Quando diciamo:
    “No, signori, chiudiamo e anche in fretta, un accordo contrattuale entro la fine di quest’anno”
    non significa che per la fretta di chiudere dobbiamo accettare le misere condizioni che ci vengono date. Eh no eh! La politica ha fretta di chiudere per far vedere all’opinione pubblica che si è interessata per chiudere il contratto degli statai, ma chiuderlo a tutti i costi va a danno di noi lavoratori perché come al solito ci danno 4 spiccioli e restiamo con un pugno di mosche in mano. È ora di dire basta!

  4. Caro Massimo, ben vengano queste conquiste per i lavoratori, ma sta andando nel dimenticatoio la progressione degli operatori ex I^ area. Bisogna essere insistenti, e come conquista prioritaria da mettere sempre all’ordine del giorno in ogni incontro con il ministro della pubblica amministrazione.
    Grazie.

  5. Un sacco di chiacchiere per non dire che gli aumenti sono mediamente nell’ordine di 30 euro netti.
    La vuoi o no la cruda Verità?

  6. Le buste paga dei dipendenti pubblici sono in media il 35% in meno delle buste paga dei dipendenti pubblici di stati come la Francia che ha il costo della vita simile al nostro.E’ una vergogna siamo allo sbando non ho parole.E’uno schifo,ci credo che i sanitari vadano all’ estero.

  7. Bene speriamo che alle proposte del sindacato ci siamo finalmente esiti positivi….comunque grazie per l’ impegno profuso!

  8. Sono assolutamente d’accordo. Gli ultimi lavoratori seri e capaci vanno ricompensati subito. Per quanto riguarda la piaga dei furboni evasori del lavoro al momento non é possibile curarla. La meritocrazia nel nostro paese è difficile perseguirla, manca la cultura. Manca chi abbia i requisiti morali e l’autorevolezza che gli permetta di giudicare in merito. Il vero riconoscimento della meritocrazia passa attraverso riforme radicali e cambiamenti che attualmente non é possibile scorgere a nessuno livello. Speriamo nelle prossime generazioni che nella difficoltà sapranno fare riemergere valori per cui varrà la pena vivere.

  9. Bravo Massimo, le carenze dell’organico…!!! Dovremmo essere tutti d’accordo e uniti su questo punto fondamentale e necessario. La performance con un’ organico ridotto del 30 per cento è difficile da raggiungere per ogni singolo lavoratore che deve dimenarsi fra tante altre attività in ufficio che non gli competono e lo distraggono dai propri compiti, tutto ciò per colmare l’ annoso buco dell’ organico.

  10. Ben detto. Vi sono graduatorie ancora aperte con tanti idonei che aspettano di essere assunti. Non permettiamo che il governo sprechi queste risorse e i soldi già spesi per i concorsi fatti. Tra l’altro queste graduatorie sono una minima parte delle migliaia di posti disponibili. Per cui c’è spazio anche per bandire nuovi concorsi. Ma prima fate esaurire le graduatorie esistenti. Quella Ripam in particolare. Grazie

  11. Il problema nelle p. a
    E è stato che il 20 % fa quello che dovrebbe fare il 100 %
    E parlo di tt i settori

  12. Sarebbe ora che si dia un salario dignitoso a chi si prodiga nonostante le difficoltà. Siamo tornati indietro anziché andare avanti

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