Si allarga la platea di dipendenti pubblici che a novembre non riceveranno l’anticipo delle tredici mensilità dell’indennità di vacanza contrattuale, aumentata di 6,7 volte rispetto al 2023. L’acconto è riservato ai soli dipendenti con contratto a tempo indeterminato delle amministrazioni statali. Questo significa che le altre amministrazioni pubbliche non statali potranno decidere in autonomia se erogare l’anticipazione in un’unica soluzione a novembre o dicembre di quest’anno o se procedere con versamenti mensili a partire da gennaio, come si è sempre fatto. Tra le amministrazioni non statali rientrano anche le università e gli enti ricerca. Qui, dunque, al pari che nei Comuni e nelle Regioni, appare tutt’altro che scontato l’arrivo dell’anticipo prima di Natale. Anticipo con cui il governo punta a rendere meno gravosa l’attesa dei rinnovi contrattuali (la trattativa partirà a gennaio una volta approvati gli atti di indirizzo).
Chi rischia
Ecco cosa dice la legge approvato il 18 ottobre con miisure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili: «Per il personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato dipendente dalle amministrazioni statali, in via eccezionale, l’indennità di vacanza contrattuale è incrementatoa, a valere sul 2024, di un importo pari a 6,7 volte il relativo valore annuale attualmente erogato, salvi eventuali successivi conguagli». Le altre amministrazioni, si legge sempre nel decreto, «possono erogare al proprio personale dipendente a tempo indeterminato l’incremento con oneri a carico dei propri bilanci». Tra Comuni e Regioni sono circa 500mila i lavoratori che rischiano di “restare a secco”. Nel comparto Istruzione e ricerca riceveranno l’emolumento di dipendenti delle scuole e degli istituti che rientrano nel sistema Afam, tra cui conservatori statali, accademie di belle arti e istituti musicali. Mentre, come detto, il bonus è appeso a un filo nelle università e negli enti di ricerca. Risultato? Alla fine dei conti circa un dipendente pubblico su tre rischia di non vedere nessun anticipo a novembre.
Il nodo dei rimborsi
E poi c’è chi, come già segnalato da PaMagazine, corre il pericolo di dover restituire parte dell’emolumento nel 2024. Sono 150 mila gli statali che si stima lasceranno l’ufficio per raggiunti limiti di età il prossimo anno. Chi uscirà dal lavoro nel 2024 dovrà però restituire la quota dell’anticipo relativa ai mesi successivi al pensionamento. Per i dirigenti di prima fascia dei ministeri l’acconto in arrivo a novembre può arrivare a quasi duemila euro. L’asticella si ferma a 1.500 euro circa per i dirigenti di seconda fascia. Per i funzionari la cifra oscilla tra 845 e 1.220 euro. Agli assistenti andranno tra i 696 euro e gli 872 euro, mentre un operatore otterrà in media 680 euro.