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Statali, no al sequestro degli aumenti. Dieci euro in più non valgono un anno di attesa

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Sono settimane che mi sgolo a ripetere che è fondamentale chiudere la parte economica del contratto entro la fine del 2024. Lo è nell’interesse dei lavoratori pubblici, non solo perché prendere i soldi prima è sempre meglio di prenderli dopo, come avrebbe detto il grande saggio Catalano, ma perché la sicurezza del poi, con la prossima legge dii bilancio che dovrà inevitabilmente tenere conto del nuovo patto di stabilità europeo, è quanto mai precaria.

Ora su questa linea si è attestato anche il principale esponente della controparte, ossia il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, che in una intervista rilasciata al Messaggero, ha detto: «Bisogna essere realisti e pragmatici. Siccome tutti i comparti chiedono più risorse, per mettere anche solo 10 euro in più in busta paga servirebbe quasi 1 miliardo per tutto il pubblico impiego da trovare nella prossima manovra. Ma vale la pena rinviare di fatto di un anno la firma di contratti che valgono in media 160 euro per 10 euro in più». Sembrerebbe una valutazione di buon senso sulla quale si potrebbe concordare tutti, ma il buonsenso, come ricordava il Manzoni a proposito della fobia seicentesca degli untori, anche all’ora “c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Ecco, io questa pavidità non l’ho mai provata e per questo, se la ragione mi dice di concordare con una tesi della controparte datoriale, non ho problemi a farlo. Sono altri, semmai, i temi, tra quelli trattati dal presidente Naddeo, che non mi convincono o che mi trovano decisamente in disaccordo. Non credo, infatti, che se non si firma la parte economica non si possano applicare neanche le soluzioni innovative presenti nella parte normativa, anch’esse in discussione.

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No, mettere insieme i due aspetti, quello economico e quello normativo e dire che devono per forza procedere di pari passo, penso sia un errore. Sono il primo, come ho già detto, a voler chiudere quanto prima l’intesa sulla parte economica, ma separiamo le due questioni. Troviamo l’accordo sulla prima e prendiamoci sulla seconda tutto il tempo necessario per trovare la migliore intesa possibile. Senza fretta e senza il ricatto implicito: se vuoi i soldi devi prenderti il pacchetto completo così com’è.

Per essere chiari, anche io credo che un’estensione dello smart working sia un buon passo avanti, ma ci sono tante altre questioni, dalle assunzioni future, al buco negli organici e via enumerando, che richiedono un confronto pieno e non affrettato.

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Tornando ai soldi, invece, la questione è chiarissima: l’aumento su cui ci confrontiamo, vale circa 160 euro lordi di media, quasi il 6% d’incremento, per essere precisi il 5,78%, ed è, in percentuale ed in cifra assoluta, l’aumento consistente degli ultimi venti anni. Non copre però tutta l’inflazione persa nell’ultimo triennio, ci si obietta. È vero, ma è il massimo a cui, alle condizioni date, si poteva chiudere la partita. Chi dice che si può ottenere di più mente, sapendo di mentire, perché lo ha spiegato il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e lo ha ribadito il presidente dell’Aran, il recupero dell’intera quota erosa dall’inflazione costerebbe trenta miliardi, mentre per il rinnovo, e non era assolutamente scontato, ne sono stati messi in campo otto.

Questa è la realtà e tanto per essere ancora più chiari, non è che ci vogliamo sottrarre alla lotta sindacale, perché è bene ricordare che quando tutti, nei fatti, accettavano il blocco della contrattazione deciso dal governo di Mario Monti, gli unici a fare ricorso alla Corta Costituzionale siamo stati noi di Confsal-UNSA. E lo ricordo bene perché quel ricorso l’ho presentato io ed è grazie a quell’iniziativa che dopo dieci anni di sospensione il governo tornò nel 2018 al tavolo sindacale per un contratto. E quella volta, dopo appunto due lustri di prorogatio delle vecchie norme, alla fine chiudemmo con un incremento salariale del 3,48%, che in cifra lorda significarono 85 euro al mese. Ora il doppio ci sembra davvero inaccettabile? Io non mi rassegno e voglio ancora pensare che il buonsenso prevarrà e si possa ancora chiudere l’intesa a larghissima maggioranza. Ma se così non sarà è evidente che ognuno dovrà assumersi la responsabilità delle proprie scelte.

Chiudendo l’intervista Naddeo ha detto: “come presidente dell’Aran voglio cercare il massimo consenso possibile, per evitare che poi la conflittualità possa scaricarsi sulle amministrazioni». Mi creda, presidente, è quello che vogliamo anche noi, ma se non sarà possibile, come lei ha ricordato, se si raggiungerà comunque il 51% dei favorevoli, il contratto non potrà che essere firmato. È l’extrema ratio, ma se costretti non ci sottrarremo, questa volta il buonsenso non resterà nascosto.

3 Comments

  1. Magari se ci spieghi meglio come sono calcolati questi aumenti ed a quanto ammontano al netto non sarebbe meglio . Che ne dici Battaglia?
    Poi magari ci spieghi anche l’effetto che avrà sulla soglia dei 35.000
    Per me che percepisco la decostruzione anche un solo euro in più me ne farebbe perdere 159
    Magari spiega bene e non riempirti la bocca di cibo

  2. Mi chiedo con forza a cosa serve il sindacato nella pa. Gli stanziamenti sono previsti nella legge di bilancio si potrebbero erogare automaticamente ci libereremo di tanti scansafatiche. Ma poi dov’è scritto che la lotta sindacale deve portare al massimo ad altri 10 €? Con tassi d’inflazione tre volte tanto l’aumento credo sia il caso d’intavolare una reale battaglia sindacale. Non c’è bisogno di sindacati grigi che ci ricordino ad ogni contratto che hanno ottenuto il massimo possibile cioè esattamente quanto stanziato in bilancio.

  3. Buonasera Sig.Massimo.
    Parzialmente condivisibile il suo pensiero sul contratto nazionale ma credo ora più che mai sia necessario stabilire un percorso ormai non più rinviabile sulle anomalie subite dai lavoratori pubblici in questi ultimi 30 anni.
    La contrattazione come lei ben sa non è solo contratto economico ma un confronto su tutto quello che direttamente o di riflesso appartiene al rapporto di lavoro pubblico.
    Ma le sembra giusto che sono 45 anni che nel pubblico impiego si usano le stesse aliquote orarie o giornaliere dell indennità per le varie attività lavorative?(missioni, utilizzo mezzo proprio, indennità di confine e di rischio..ecc)?
    È cambiato il mondo non si può più far finta di niente; le sembra giusto che nel pubblico non è stata ancora istituito una 14 mensilità? Le sembra giusto che le festività civili in coincidenza con la domenica non vengano rinoscoite?le sembra giusto che la 13 mensilità sia più bassa di uno stipendio mensile?le sembra giusto che nei turni festivi le super festività (Natale , Pasqua ecc) vengano pagate come una semplice domenica?
    Le sembra giusto che nonostante L inflazione, la speculazione dovuta al Covid ed alle guerre ed all enorme cambiamento del potere di acquisto ancora non si sia aumentato il valore del buono pasto fermo alla contrattazione del 2002-2003 , cioè fermo da circa 20 anni.
    Diamo a Cesare quel che è di Cesare …o almeno proviamoci.

    Un caro saluto

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