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Statali, interessi alle stelle per l'anticipo del Tfs - PA Magazine

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Statali, interessi alle stelle per l’anticipo del Tfs

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Fino a un anno fa gli statali pagavano l’un per cento di interessi quando chiedevano a una banca convenzionata con l’Abi l’anticipo della liquidazione. Oggi invece la musica è cambiata e per 45mila euro di anticipo i dipendenti pubblici in pensione si ritrovano a sborsare anche duemila euro di interessi. Prosegue la corsa del rendistato: ad aprile l’indice generale è arrivato al 3,866% (dal 3,861% di marzo). A dicembre era al 3,662%. Mentre viaggiava sotto la soglia dell’1% a gennaio del 2022, prima della guerra in Ucraina e del rally dell’inflazione. Il rendistato di Bankitalia fotografa il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato ed è sulla sua base che le banche determinano il costo degli anticipi della liquidazione ai dipendenti pubblici. Infatti il tasso finale del finanziamento si calcola sommando il rendistato allo spread, che è sempre pari allo 0,40%. 

La batosta

All’inizio del 2022 il rendistato generale viaggiava a quota 0,78% (e quello per le scadenze più lunghe si attestava comunque attorno al 2%). Oggi per le scadenze brevi (tra un anno e un anno e sei mesi) l’asticella raggiunge il 3,362% (in crescita dal 3,307% di marzo), mentre per quelle lunghe (20 anni e sette mesi e oltre) arriva al 4,471% (4,404% a marzo). Insomma, per l’anticipo della liquidazione oggi gli statali pagano anche il 5% di interessi. E in molti non possono permettersi una simile spesa, che peraltro ha il sapore di una beffa, di una “tassa” non dovuta. Unica alternativa: i prestiti dell’Inps, partiti quest’anno. A differenza delle banche l’Inps anticipa somme superiori anche a 45mila euro e applica un tasso di interesse agevolato, fissato all’un per cento. Poi però ci sono da tenere in considerazione le spese procedurali e quelle per l’iscrizione al Fondo credito, ovvero la Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. E c’è da considerare pure un altro aspetto: non si capisce bene perché uno statale debba pagare un obolo all’Inps per farsi dare dall’Inps quanto gli spetta.

I tempi di lavorazione delle domande di anticipo inoltrate all’istututo di previdenza possono richiedere fino a 180 giorni. Attenzione perché anche l’Inps si riserva la possibilità in futuro, in caso di necessità, di rivedere al rialzo il tasso di interesse sugli anticipi agli statali. 

La sentenza

Solo il prossimo anno andranno in pensione 150 mila statali che, per una media di 70 mila euro ciascuno di buonuscita, dovrebbero costare in tutto allo Stato 10,5 miliardi di euro. Ma com’è noto ci vogliono tempi biblici prima che un dipendente pubblico incassi la propria liquidazione: passano anche sette anni, nei casi peggiori. La settimana prossima una sentenza della Corte Costituzionale potrebbe dare una svolta. I giudici supremi devono infatti decidere se sia lecito o meno versare la liquidazione agli statali anni dopo l’effettiva uscita dal lavoro. Decisivi una serie di ricorsi, tra cui quello di un iscritto del sindacato Confsal-Unsa, che da anni si batte per avere il suo Tfs.

1 Comments

  1. A me, che sono andata in pensione con quota 100 a settembre del 2020, due diverse banche hanno chiesto lo scorso mese poco più di 4000 €. !

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