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Statali, ecco gli aumenti. Progressioni di carriera “senza titolo”, arriva la proroga

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L’Aran ha aggiunto altri tasselli alla proposta per il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali, il comparto che include i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti pubblici economici come Inps e Inail. Nell’ultima bozza presentata al tavolo negoziale con i sindacati, sono state inserite le prime tabelle con gli aumenti delle retribuzioni previsti in base alle risorse stanziate dal governo. Per gli operatori l’aumento mensile lordo per tredici mensilità sarà di 110,40 euro. Per gli assistenti, invece, l’aumento medio mensile, sempre per tredici mensilità, sarà di 116,10 euro. Per i funzionari la retribuzione tabellare salirà di 141 euro, sempre per tredici mensilità. Per le elevate professionalità, infine, l’aumento medio lordo mensile dello stipendio tabellare è indicato in 193,9 euro. Gli aumenti tuttavia, non si esauriscono nelle retribuzioni “tabellari”. Una nota allegata alla bozza di contratto spiega che restano da distribuire risorse in grado di distribuire altri 31 euro medi mensili per ogni dipendente. Toccherà alla contrattazione sindacale stabilire in che modo queste somme saranno corrisposte.

La tabella con gli aumenti non è l’unica novità inserita all’interno della nuova bozza presentata dall’Aran. Sul tavolo l’Agenzia presieduta da Antonio Naddeo, ha messo anche una estensione del meccanismo di progressione verticale di carriera previsto dall’attuale contratto di lavoro. Si tratta della previsione per cui, per esempio, un assistente può salire di livello e diventare funzionario, anche se non è in possesso della laurea, il titolo di studio richiesto per accedere alla qualifica, purché però, abbia alle spalle almeno 10 anni di carriera all’interno dell’area degli assistenti. Questo meccanismo di progressione verticale era previsto che dovesse scadere alla fine di quest’anno. Nella bozza presentata dall’Aran, invece, viene previsto un allungamento di sei mesi del termine, portando la scadenza a giugno del 2025.

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Il testo, infine, introduce una modifica anche allo smart working e al lavoro da remoto dei dipendenti pubblici. La contrattazione integrativa fatta nelle singole amministrazioni, potrà allargare le categorie di dipendenti che potranno avere accesso “prolungato” allo smart working e al lavoro da remoto. Già nelle precedenti bozze, l’Aran aveva proposto di superare per alcune categorie di lavoratori come i fragili, i care giver (coloro che si prendono cura di disabili) e i genitori con figli piccoli, il vincolo di dover passare più giorni in ufficio in presenza, piuttosto che da remoto. Adesso la nuova bozza propone che siano i sindacati insieme alle amministrazioni a poter inserire ulteriori categorie alle quali permettere l’allungamento dei giorni di lavoro da remoto.

Fragili, smart working agevolato fino al 30 settembre

“L’Unsa”, ha spiegato il segretario generale Massimo Battaglia, “ha sottolineato quanto il problema della perequazione delle retribuzioni complessive tra i diversi settori, può e deve trovare una risposta efficacie rimuovendo il tetto ai salari accessori che in molte amministrazioni sottrae risorse importanti alla contrattazione integrativa. Così come abbiamo chiesto”, ha aggiunto, “un intervento legislativo per l’adeguamento del valore del buono pasto per renderlo al passo con la vita di oggi dopo anni di immutato valore nominale. Inoltre”, ha aggiunto ancora Battaglia, “a fronte di una proposta Aran di prorogare al 30.06.2025 l’uso dello 0,55% per i passaggi verticali in deroga, l’Unsa ha chiesto di fissare il termine al 31.12.2026 per consentire a quelle Amministrazioni ove ancora non si è concluso l’accordo sulle nuove famiglie professionali di completare in modo approfondito la fase negoziale senza l’assillo di una scadenza prossima”.

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