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Caldo eccessivo, sì alla cassa integrazione quando la temperatura percepita supera i 35 gradi - PA Magazine

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Caldo eccessivo, sì alla cassa integrazione quando la temperatura percepita supera i 35 gradi

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Sarà più facile ottenere la cassa integrazione per caldo eccessivo. Una norma in vigore da tempo prevede che le imprese possano chiedere all’Inps il riconoscimento della Cigo quando il termometro supera i 35 gradi centigradi. Adesso però il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha fatto sapere che «possono essere considerate idonee anche le temperature percepite». Nella causale della Cigo, ha ricordato l’Inps, bisognerà scrivere «richiesta per eventi meteo». L’Inail ha anche pubblicato sul proprio sito un vademecum dedicato a lavoratori, datori di lavoro e professionisti della salute e della sicurezza, realizzato nell’ambito del progetto Worklimate.

La soglia

Nella circolare Inps n. 139/2016 e nel messaggio Hermes Inps n. 1856/2017 si legge che sono considerate elevate le temperature superiori ai 35 gradi centigradi. Come detto, però, anche temperature inferiori a questa soglia possono essere considerate idonee ai fini del riconoscimento dell’integrazione salariale: non solo sono ritenute valide le temperature registrate dai bollettini meteo ma anche quelle percepite. Quali sono a ogni modo i lavori considerati a rischio in caso di caldo eccessivo? Qualche esempio: i lavori edili e le lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione. Le imprese possono chiedere la cassa integrazione per coloro che si fermano anche temporaneamente nel corso della giornata a causa delle temperature record. Le aziende però non si fidano e finora non hanno usato spesso questo strumento, temendo il mancato riconoscimento dell’ammortizzatore da parte dell’Inps. Oltre alla causale «eventi meteo», i datori di lavoro che richiedono la Cigo per caldo devono indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e il tipo di lavorazione previsto in quelle giornate. In compenso non sono tenuti a produrre documenti che certifichino l’entità della temperatura (starà all’Inps recuperare i bollettini meteo e condurre le dovute verifiche).

Il vademecum

La guida per la gestione del rischio caldo dell’Inail, consultabile online sul sito dell’istituto, si apre con la descrizione delle patologie da calore, tra le quali rientrano i crampi, la dermatite da sudore, gli squilibri idrominerali fino al colpo di calore (che può comportare aritmie cardiache e l’innalzamento della temperatura corporea oltre i 40°). Vengono anche perimetrate le patologie croniche che aumentano il rischio di effetti avversi del caldo, sia nei lavoratori, sia nella popolazione generale. Tra queste: le malattie della tiroide, l’obesità, l’asma e la bronchite cronica, il diabete e le patologie cardiovascolari. Le aziende sono chiamate a nominare un responsabile per la sorveglianza delle condizioni meteo, formato sul corretto uso dell’indice di calore e sugli indicatori di rischio di stress termico.

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