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Pensioni minime, con la rivalutazione solo 1,8 euro in più

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Ha il sapore di una beffa l’aumento delle pensioni minime, troppo timido per soddisfare le tasche e rispondere alle esigenze di chi si deve accontentare di 600 euro al mese. E troppo lontano dai mille euro promessi dall’attuale maggioranza nel 2022, in campagna elettorale. Con un decreto del ministero dell’Economia e del ministero Lavoro, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sono state fissate le percentuali di variazione ai fini della rivalutazione degli assegni previdenziali: l’aumento delle minime sarà di 1,8 euro e scatterà dal mese di gennaio. 

Il (mini) aumento

L’importo effettivo della minima attuale, per effetto di una maggiorazione extra del 2,7%, è di 614,77 euro. Da gennaio quindi l’importo effettivo sarà di 616,57 euro. Un aumento reale dello 0,3%. Che non basta nemmeno a pagare una colazione al bar la mattina. Come detto è stato un decreto del ministro dell’Economia di concerto con quello del Lavoro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 novembre, a mettere nero su bianco che la rivalutazione sarà dello 0,8%. L’aumento effettivo di 1,80 euro è addirittura inferiore a quello di 3 euro, oggetto di critiche, ipotizzato nel testo della legge di Bilancio inviato alla Camera, secondo cui la rivalutazione per le minime sarebbe stata del 2,2% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026.

Emendamenti

La promessa di portare a mille euro le minime è targata Forza Italia. Il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani ha presentato un emendamento alla manovra che prevede una rivalutazione del 2,7%, anziché del 2,2%. Un’operazione che richiede coperture finanziarie per 100 milioni. L’idea è di ricavare le risorse necessarie dal Fondo per le esigenze indifferibili. Le votazioni sui circa 600 emendamenti segnalati da tutti i gruppi parlamentari dovrebbero iniziare la settimana prossima.

I numeri

Sono quasi 4,8 milioni i pensionati che possono contare su redditi da pensione inferiori a mille euro al mese, circa tre su dieci. Mentre i pensionati che nel 2023 hanno avuto un reddito da pensione complessivo inferiore a 500 euro al mese sono stati 1.699.780, pari al 10,5% del totale, e sono costati allo Stato solo l’1,7% della spesa pensionistica complessiva. I pensionati che prendono invece oltre duemila euro al mese sono il 38,4% del totale e assorbono il 60% della spesa. Nel complesso la spesa per gli assegni previdenziali, certifica l’Inps, ha superato i 347 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state 22.919.888 nel 2023, per la grande maggioranza Ivs (Invalidità vecchiaia e superstiti), pari a 17.752.596. Le indennitarie sono state 627.143 e quelle assistenziali 4.540.149.

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