Oggi è previsto un incontro tecnico al ministero del Lavoro tra l’Osservatorio sulla spesa previdenziale e le parti sociali. Al centro ci sarà il tema della pensione di garanzia per i giovani. Ma non solo. Potrebbe esserci anche un ulteriore chiarimento sulla quattordicesima dopo che nei cedolini di pensione di luglio l’importo della mensilità aggiuntiva è stato inserito sotto la dicitura «aumento delle pensioni minime».
Il caso
Ma facciamo un passo indietro. Questo mese, su alcuni cedolini pensione, l’importo della quattordicesima è stato indicato come “Aumento delle pensioni basse 2023”, che è invece l’incremento deciso dal governo con la l’ultima legge di Bilancio. Ed è subito scattato l’allarme. L’Inps, con una nota, ha spiegato che «i pensionati che nel mese di luglio 2023 percepiranno la cosiddetta quattordicesima mensilità e l’incremento della pensione uguale o inferiore al trattamento minimo possono consultare il loro cedolino in cui sono identificate in modo separato le due voci». L’istituto ha aggiunto che ora nei cedolini «le due somme sono identificate rispettivamente come “Quattordicesima – legge 3 agosto 2007, n.127) – Credito anno 2023”, e “Incremento legge 197/2022”». Sempre nella nota dell’Inps si legge che «la dicitura “aumento pensioni basse 2023”, erroneamente riportata per una ridotta platea di pensionati, è stata cambiata al fine di semplificare la lettura dei diversi importi specifici».
L’incontro
La riunione in programma oggi al ministero del Lavoro dovrebbe servire soprattutto a fare valutazioni sull’andamento della spesa mentre appare difficile che sia il preludio a interventi massicci sulla legge Fornero. È probabile, al contrario, che a fronte della necessità di utilizzare gran parte delle risorse per il recupero dell’inflazione, ci si limiti a confermare le misure previste per quest’anno con qualche aggiustamento. “Quota 103”, la soluzione tampone introdotta dal governo Draghi, scade a fine anno. Scaduta “Quota 103” (62 anni più 41 di contribuzione), con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età. Punto di mediazione potrebbe essere “Quota 41” (uscita dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica). Intanto, stando a un’indagine di Unimpresa, nei prossimi quattro anni la spesa per le pensioni è destinata a crescere di quasi 65 miliardi di euro (+22% rispetto al 2022). Il costo totale degli assegni si attesterà a 318 miliardi nel 2023.