Un operaio vive cinque anni meno di un dirigente. E secondo l’Inps un gap così rilevante pone un serio problema «dal punto di vista dell’equità e anche della solidarietà in quanto l’attuale sistema previdenziale applica al montante contributivo un tasso di trasformazione indifferenziato, che presuppone speranza di vita indifferenziata». Risultato? «Il non tener conto del fatto che i meno abbienti hanno una speranza di vita inferiore alla media risulta inevitabilmente nell’erogazione di una prestazione meno che equa e a tutto vantaggio dei più abbienti», spiega l’Inps nel suo rapporto annuale. Più nel dettaglio, la speranza di vita a 67 anni di un ex lavoratore dipendente nel primo quinto della distribuzione, quindi più povero, è di quasi 5 anni inferiore a quella di un ex dirigente di impresa nel quinto più alto. Per le donne le differenze sono minori, ma comunque importanti: una residente in Campania nel primo quinto della distribuzione del reddito ha una speranza di vita di quasi 4 anni inferiore ad una residente in Trentino-Alto Adige con reddito nel quinto più alto.
Il documento
I pensionati sono circa 16 milioni, di cui il 52% donne, emerge dal rapporto, e l’importo lordo della spesa è poco sopra i 320 miliardi di euro. L’età media del pensionamento degli uomini è passata da 62 anni del 2012 a 64,2 nel 2022, mentre quella delle donne da 61,3 a 64,7. L’importo medio percepito dagli uomini (1.969 euro) è superiore del 36% a quello delle donne. La differenza in reddito da pensione tra uomini e donne deriva per la maggior parte dal minor numero di anni di contribuzione di queste ultime Più della metà della spesa pensionistica è per prestazioni di anzianità/anticipate. Inoltre la somma delle maggiori uscite dal lavoro derivanti dal sistema delle quote (100, 102 e 103) è superiore alla somma dei risparmi e perciò aumenta il valore del debito pensionistico.
Le quote
Tra il 2019 e il 2022 “quota 100” (62 anni di età e 38 anni di contributi) ha reso possibile l’uscita anticipata di 432.888 lavoratori. Con “quota 102” (64 anni di età e 38 anni di contributi) le domande accolte sono state 10.563. Infine, con “quota 103” (62 anni di età e 41 anni di contributi) l’asticella nel 2023 si è abbassata a 5.125 uscite. E poi. All’inizio dell’anno le donne andate in pensione con “Opzione donna” erano 174.535. Questi pensionamenti rappresentano il 16,3% del complesso delle pensioni anticipate liquidate a donne dal 2010 e l’assegno medio è del 39,8% più basso rispetto alla media delle anticipate (1.171,19 euro contro 1.946,92 euro).