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Pensioni, ecco i maxi-tagli per medici e maestri

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Dunque ora va così. E’ tutto un affannarsi a trovare una soluzione. A voler rimettere il dentifricio dentro il tubetto una volta che è stato cacciato fuori. O ancora meglio a volersi rimangiare il “vaffa” pronunciato all’indirizzo dei medici, degli infermieri, dei dipendenti comunali, delle maestre, degli ufficiali giudiziari. Gli eroi della pandemia celebrati con un sonoro calcio nel sedere. Il capitale umano che doveva risollevare i destini del Paese con il Pnrr, gettato nel secchio appena perde la sua utilità e va in pensione. E’ lo Stato che si fa Re e muta in sudditi i suoi dipendenti. Ma tanta è la confusione sotto il cielo dopo che Confsal-Unsa ha per prima scoperchiato lo scandalo del taglio alle future pensioni di una buona fetta di dipendenti pubblici. Un profluvio di calcoli, conti, simulazioni. Una cacofonia che ha mischiato pere con mele, confuso, come direbbe De Gregori, l’andata con il ritorno. 

Allora vale la pena fare un po’ di chiarezza. Provare a mettere in fila numeri non “campati in aria”, per far comprendere, a chi ancora non lo avesse capito, o fa finta di non capire, la dimensione del problema. Che è enorme. Prendiamo un medico con un solo anno di anzianità contributiva al 31 dicembre del 1995, maturata tra il 1993 e il 1995. E supponiamo (un’ipotesi molto vicina alla realtà), che questo medico abbia una retribuzione pensionabile per la Quota A (quella contributiva) di 55 mila euro, e per la Quota B (quella retributiva) di 70 mila euro. Ebbene questo medico con il nuovo meccanismo di calcolo introdotto dalla manovra di Bilancio, subirebbe una riduzione della sua pensione di 14.186,15 euro l’anno. Sono 1.091 euro in meno al mese. 

Facciamo un altro caso. Lasciamo perdere per un attimo i medici, e prendiamo un dipendente comunale che è arrivato a un passo dalla pensione. E magari ha pure fatto qualche progetto per il futuro, per esempio per aiutare un figlio (apriamo una piccola parentesi, dovrà attendere anni prima di vedere la sua liquidazione, nonostante una sentenza della Consulta ha stabilito non solo che è incostituzionale ritardare il pagamento ma è pure una vergogna). Ebbene, questo dipendente con una retribuzione pensionabile di 32 mila euro per la Quota A e 40 mila per la B, con un anno di contribuzione tra il 1993 e il 1995, subirebbe un taglio di 8.106,83 euro sulla pensione. Fanno 623,60 euro al mese. 

Vogliamo parlare degli Ufficiali giudiziari? Prendiamone uno a caso, sempre con un anno di contribuzione tra il 1993 e il 1995 e con una Quota A di retribuzione di 32 mila euro e una B, quella retributiva, di 55 mila euro. Subirebbe un taglio dell’assegno una volta andato in pensione di 11.146,89 euro. Al mese sono 857 euro e dispari in meno. Questi sono i numeri. Sono il coltello nella carne viva di persone che hanno speso buona parte della loro vita al servizio dello Stato. Sono i medici e gli infermieri che hanno vissuto nelle corsie durante la pandemia, sono le maestre che hanno allevato generazioni di bambini, sono gli ufficiali che lavorano nei tribunali. Tutto questo a un attuario può sfuggire, se si concentra solo sull’equità solo dei numeri.  Ma dietro quei numeri ci sono persone in carne ed ossa. A Elsa Fornero quando calò la scure sulle pensioni scappò una lacrima. Stavolta nemmeno quella. 

1 Comment

  1. Provate a fare un calcolo a un operaio che lavoro nel privato che già durante il suo percorso lavorativo ha dovuto subire varie angherie se ha la fortuna di arrivare alla pensione tutto acciaccato perché ha fatto l’ edile quindi con il fisico a pezzi con41 anni di contributi quando prende

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