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Pensioni, con la rivalutazione degli assegni al 5,4% fino a 130 euro lordi in più al mese

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Pensioni: in arrivo fino a 130 euro lordi al mese in più con l’adeguamento degli assegni al costo della vita. Il ministero dell’Economia ha appena fissato al 5,4%  il tasso di rivalutazione provvisorio delle pensioni per il prossimo anno, che però sarà pieno solo per i trattamenti che non superano i 2.272 euro mensili. Per quelli superiori, invece, l’indicizzazione sarà parziale e si attesterà al 4,59% per gli assegni fino a cinque volte il minimo, al 2,862% per i trattamenti tra cinque e sei volte il minimo, al 2,538% tra sei e otto volte, 1,998% tra otto e dieci volte, 1,188% oltre le dieci volte. Facciamo due calcoli. Una pensione da 1.000 euro lordi al mese, 900 netti, avrà una maggiorazione di 54 euro mensili su 13 mensilità, che tolto l’impatto dell’Irpef si riducono a 38. L’aumento rasenta i 123 euro lordi per l’assegno pari a 4 volte il minimo e tocca i 130 euro lordi (100 netti) per una pensione di 2.839,70 mensili. Infine, per una pensione di 6 mila euro mensili lordi è previsto un mini-incremento dell’1,188 per cento, ovvero 71 euro lordi in più al mese, che al netto fanno circa 60 euro. Attenzione però perché il 5,4 per cento comunicato dal Mef corrisponde a una stima non definitiva dell’inflazione media di quest’anno, che con ogni probabilità sarà leggermente superiore.

L’intervento

I pensionati sono particolarmente esposti agli effetti dell’inflazione. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di concerto con il ministro del Lavoro Marina Calderone, ha firmato il decreto che dispone a partire dal primo gennaio del 2024 un adeguamento all’inflazione pari a +5,4% delle pensioni. La misura impatta su sedici milioni di pensionati. «L’aumento – ha spiegato il Mef – è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023».  Gli incrementi per il prossimo anno partiranno da importi su cui risulterà già applicato (con la rata di dicembre) il conguaglio della rivalutazione 2023, a sua volta corrispondente all’inflazione dell’anno precedente. Il tasso definitivo pari all’8,1 per cento ha portato l’importo del trattamento minimo Inps a 567,94 euro mensili.

Stop alla stretta

Fari puntati poi sulle modifiche ad aliquote e rendimenti dei futuri trattamenti pensionistici di medici e infermieri, personale degli enti locali, maestre d’asilo e ufficiali giudiziari. Atteso a stretto giro un maxi emendamento del governo per correggere la stretta. Due le ipotesi sul tavolo. La prima: escludere i medici dai tagli. La seconda invece prevede di salvare tutti i dipendenti pubblici coinvolti a patto che vadano in pensione per raggiunti limiti di età. In questo caso la penalizzazione si abbatterebbe solo sugli assegni destinati a chi lascerà l’ufficio in anticipo.

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