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Pensione anticipata, corsa agli scivoli migliori

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Com’è noto, la regola generale prevede che l’accesso al trattamento pensionistico è consentito con un’anzianità contributiva, attualmente, di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Una situazione destinata a restare tale per altri 5 anni in quanto, fino al 2026, a questi requisiti non si applica l’adeguamento dovuto all’incremento della speranza di vita. Tuttavia, il sistema previdenziale contempla alcune eccezioni che consentono, in determinate circostanze, l’uscita anticipata.

Quota 100

La principale, la più discussa ma comunque destinata a cessare a fine anno, è Quota 100. Introdotta dal governo Conte I, in via sperimentale per il triennio 2019-2021, prevede la possibilità di conseguire la pensione anticipata (accettando un taglio dell’assegno) in presenza di un requisito anagrafico pari a 62 anni (soggetto all’adeguamento all’incremento della speranza di vita) e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni in favore dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati (con esclusione di quelli iscritti alle Casse professionali), nonché in favore degli altri lavoratori iscritti alla Gestione separata. Il relativo trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti se lavoratori privati, sei mesi se dipendenti pubblici per coloro che maturano i requisiti dal 1° gennaio 2019. Quanto ai disabili, i lavoratori del settore privato con un’invalidità non inferiore all’80%, con almeno 20 anni di contributi ed in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995, possono accedere al pensionamento all’età di 56 anni per le donne e di 61 per gli uomini. A questo trattamento si applica la decorrenza pari a 12 mesi per l’accesso al trattamento pensionistico.

Opzione donna

Altra misura sperimentale è Opzione donna. La norma prevede, per le lavoratrici dipendenti che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2020, 35 anni di contributi e 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 per quelle autonome, di accedere anticipatamente al trattamento pensionistico, a condizione che optino per il sistema di calcolo contributivo integrale. Di una certa rilevanza l’uscita anticipata per le occupazioni usuranti. I lavoratori addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, con almeno 35 anni di anzianità contributiva, ferma restando la possibilità di accedere alla pensione anticipata, possono accedere al pensionamento attraverso il sistema delle Quote. Ad esempio, “quota 97”, quale somma tra età anagrafica e contributiva.

Precoci

Dal 2017, esiste anche una via di fuga per i lavoratori precoci: una riduzione a 41 anni del requisito di anzianità contributiva (attualmente paria 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed a 41 anni e 10 mesi per le donne) utile ai fini del pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica. Fino al 2026 si prevede che tali requisiti non si applichi l’adeguamento dovuto all’incremento della speranza di vita. I beneficiari di questa tipologia sono costituiti dai soggetti che abbiano almeno 12 mesi di contribuzione per periodi di lavoro effettivo precedenti ai 19 anni di età e che siano iscritti ad una forma di previdenza obbligatoria di base da una data precedente il 1° gennaio 1995.

Il contratto di espansione

Infine c’è il contratto di espansione. Ai lavoratori dipendenti da imprese con più di 250 addetti è riconosciuta la possibilità di accedere al pensionamento (anticipato o di vecchiaia) 5 anni prima del raggiungimento dei requisiti richiesti. I suddetti lavoratori devono essere, infatti, a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto a tali forme di pensione. I requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre2020. A fronte della risoluzione del rapporto, il datore di lavoro riconosce, per tutto il periodo intercorrente fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, così come determinato dall’lnps.

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