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Partita la corsa al Quirinale: fumata nera al primo scrutinio. La roadmap dell'elezione del Capo dello Stato - PA Magazine

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Partita la corsa al Quirinale: fumata nera al primo scrutinio. La roadmap dell’elezione del Capo dello Stato

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Foto di Arnaud Jaegers da photo stock

Fumata nera. Come ampiamente previsto, il primo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato non ha prodotto risutati. Un nome condiviso ancora non c’è e alla fine ad avere la meglio sono state le schede bianche. Il primo chiamato alle urne? Il Senatur Umberto Bossi, alla Camera in sedia a rotelle, in vena di chiacchiere e strette di mano durante la permanenza in cortile. I nomi più gettonati? Sempre quello di Mario Draghi, per il quale però Palazzo Chigi rischia di trasformarsi in una “prigione”, complice Omicron e il Pnrr. E poi Pier Ferdinando Casini, reduce dal Covid (era già stato positivo una volta), che dopo il voto si è intrattenuto brevemente con i vertici di Lega e Fi. Gli outsider? Il Misto ha puntato tutto su Paolo Maddalena, ex vicepresidente emerito della Consulta (85 anni), Giorgia Meloni ha indicato Carlo Nordio, mentre Azione con +Europa sponsorizzano l’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia (che è risultata essere tra i più votati al primo round). L’approdo di Draghi sul Colle più alto non appare più così scontato, un po’ perché la sua missione da premier, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza agli esordi e l’emergenza sanitaria non ancora conclusa, deve ancora completarsi, e un po’ perché mettere qualcuno al suo posto alla guida del governo non è poi così semplice, nonostante non manchino nomi di alto profilo, tra cui quello di Elisabetta Belloni, ambasciatrice, dal 2021 direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che però figura pure tra i quirinabili.

Il meccanismo

La procedura per eleggere il presidente della Repubblica è stabilita dalla Costituzione e da una serie di prassi che si sono stabilizzate nel tempo. Trenta giorni prima che scada il termine del mandato del Capo dello Stato, recita l’articolo 85 della Costituzione, «il presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica».

L’artcolo 83 della Costituzione

Per l’elezione del Capo dello Stato sono necessari due terzi dei voti nei primi tre scrutini e la sola maggioranza assoluta dal quarto in poi. 

I tempi

Una volta eletto il nuovo inquilino del Quirinale, il presidente della Repubblica in carica si dimette se non si è ancora concluso il suo mandato. Se invece il mandato è già giunto al termine, allora vale il principio generale della “prorogatio”, ossia il Presidente della Repubblica rimane in carica fino all’elezione del suo successore.

I poteri del Capo dello Stato

La Costituzione non indica tempi certi tra l’elezione e il giuramento davanti al Parlamento in seduta comune. Si va dai 12 giorni che passarono dall’elezione al giuramento per Giovanni Gronchi, al solo giorno che servì per Sandro Pertini o per Saragat. Mattarella fu eletto il 31 gennaio 2015 e giurò il 3 febbraio.

Sette anni di Mattarella

Il Mattarella bis agli occhi di molti sarebbe la soluzione più comoda. Ma al momento non appare percorribile. Durante il mandato di Mattarella si sono succeduti cinque diversi esecutivi. Da Renzi a Gentiloni, da Gentiloni a Conte, da Conte a Draghi.

L’articolo 85 della Costituzione

In occasione della nascita del governo gialloverde l’attuale presidente della Repubblica si oppose con fermezza alla nomina dell’anti-euro Paolo Savona a ministro dell’Economia per non mandare segnali di allarme all’Europa e cercare di tenere lo spread sotto controllo. Altro passaggio delicato: quello che ha portato un anno fa alla nascita del governo Draghi. Inizialmente Mattarella aveva conferito un mandato esplorativo al presidente della Camera, Roberto Fico, che però fallì. Oltre alla pandemia, il presidente della Repubblica ha affrontato numerose emergenze, tra cui il terremoto del Centro Italia e il crollo del ponte Morandi di Genova.

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