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Pa, l’Italia ha investito un miliardo nei progetti AI

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Con un investimento di un miliardo di euro, l’Italia è il secondo paese europeo per numero di progetti che usano l’AI nella Pa, e il primo per progetti implementati: questi i risultati emersi dal report «Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione», realizzato da The European House – Ambrosetti e Salesforce.

A che punto siamo

Tra il 2010 e il 2021 sono stati registrati 637 progetti di AI destinati alla Pa europea, di cui 63 in Italia. La penisola si piazza così al secondo posto nella classifica dei Paesi Ue per numero di progetti, superata solo dai Paesi Bassi, con 116 iniziative, e al primo posto per numero di progetti implementati (38). La maggior parte delle iniziative ha come obiettivo il miglioramento dei servizi rivolti a cittadini e imprese, e si impegna a facilitare i processi amministrativi, a snellire gli aspetti burocratici e a sviluppare le simulazioni degli impatti delle policy. Nonostante l’orgoglio per i successi ottenuti, è da segnalare l’approccio più conservativo dell’Italia rispetto al resto d’Europa nell’uso di fondi pubblici per sostenere i diversi programmi: negli ultimi 5 anni l’Italia ha investito un mld di euro, a fronte di Spagna e Germania, che hanno investito il doppio, e Francia, con i suoi 2,5 miliardi destinati all’uso dell’AI nella Pa. Per Corrado Panzeri, partner e responsabile InnoTech Hub, in Italia serve una Pa moderna ed evoluta, pertanto è fondamentale che questa «impari ad applicare le soluzioni di AI con efficacia, a partire da una mappatura del livello di digitalizzazione, per conoscere il punto di partenza e definire quello di arrivo, e dalla definizione del percorso più idoneo per raggiungere obiettivi e posizioni di leadership».

Uno sguardo al futuro

Oltre a e sottolineare sia l’urgenza di attuare quanto prima le iniziative stabilite dal Pnrr (sono previsti 6,1 mld per la digitalizzazione della Pa), sia l’importanza di fare leva sul Piano Italia Digitale 2026, il report definisce i campi in cui è necessario intervenire. Queste le parole di Paolo Bonanni, Country leader salesforce per la pubblica amministrazione: «L’AI e le nuove tecnologie sono un elemento di accelerazione, ma bisogna preparare il terreno, formare le competenze, dar vita a ecosistemi che poi consentano un utilizzo pieno, efficace ed evolutivo delle nuove potenzialità». Le proposte avanzate sono rivolte allo sviluppo e all’uso di architetture cloud e nuove piattaforme pubbliche di open data. Un problema nella Pa italiana è che solo il 5% dei dipendenti pubblici ha adeguate competenze digitali. Inoltre, nei prossimi 10 anni un terzo dei lavoratori attuali andrà in pensione, rendendo necessario trovare soluzioni tecnologiche innovative. Bisogna quindi investire sia nella promozione dell’alfabetizzazione digitale per ottenere delle competenze di base sia nello sviluppo delle competenze digitali avanzate: nel nostro Paese i laureati in corsi di studio afferenti le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sono 42 mila, meno della Polonia (69 mila), della Francia (81 mila), della Spagna (134 mila) e della Germania (252 mila). Secondo il report sarebbe risolutivo incrementare il numero di università che offrono corsi di studio in discipline TIC e potenziare gli insegnamenti sull’AI. Il report propone poi di rafforzare il dialogo tra le diverse aubbliche amministrazioni, al fine di sviluppare una visione di progresso condivisa a livello di sistema-Paese ma anche tra pubblico e privato per creare o sviluppare servizi e processi. Affinché le tecnologie vengano adottate in maniera efficace e responsabile è necessario poi un confronto costante con l’Authority competente.

Opportunità e rischi

La presenza dell’AI nella Pa deve uniformarsi a una serie di principi guida affinché vengano ridotti al minimo i rischi del suo uso e massimizzate le sue potenzialità, tanto nel miglioramento dei processi già esistenti che nella creazione di nuovi servizi o processi interni. Uno di questi principi prevede la responsabilità nel processo decisionale, ovvero le decisioni finali devono essere di competenza di un essere umano.

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