Arrivano i dirigenti-mentori nella Pa. Dovranno contribuire a creare un ambiente di lavoro stimolante e produttivo e a rendere la Pubblica amministrazione più attrattiva agli occhi dei giovani talenti. Si occuperanno in particolare dei neo-assunti, supportandoli e incoraggiandoli. Ma dovranno anche condividere con loro il proprio know-how in modo da metterli in condizione di lavorare al meglio fin da subito. I dirigenti e professionisti esperti affiancheranno i neo-assunti su base volontaria. La novità è prevista dall’ipotesi di contratto per i dirigenti delle Funzioni centrali che è stata appena sottoscritta: «Il rapporto tra mentore e neo-assunto deve condurre allo scambio delle competenze e delle esperienze acquisite negli anni dal dirigente anziano, contribuendo anche a trasferire alla nuova risorsa la cultura e la missione dell’amministrazione, i codici e i comportamenti informali esistenti, nonché la consapevolezza dei ruoli da assolvere».
Gli aumenti
La firma sull’ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro dell’area dirigenziale delle Funzioni Centrali per il triennio 2019-2021 è arrivata alla fine della scorsa settimana, dopo una trattativa durata mesi. L’intesa riguarda 6.200 dipendenti, tra dirigenti pubblici e professionisti delle amministrazioni centrali. In arrivo per loro aumenti medi del 3,78%. I dirigenti di secondo fascia riceveranno grazie al rinnovo 195 euro lordi mensili in più. A quelli di prima fascia in servizio nei ministeri andranno 340 euro. Per i dirigenti dell’Enac l’asticella sale a 390 euro. Grandi novità riguardano la retribuzione di risultato: i dirigenti che centreranno obiettivi particolarmente difficili da raggiungere riceveranno un “bonus” del 30% superiore rispetto agli altri. Nell’ipotesi di contratto si legge infatti che nell’ambito della valutazione della performance individuale le amministrazioni «potranno tenere conto della natura più o meno sfidante degli obiettivi assegnati». E ancora. «Ai dirigenti e professionisti che conseguiranno le valutazioni più elevate, in base al sistema di valutazione adottato dall’amministrazione, sarà attribuita una retribuzione di risultato con importo più elevato di almeno il 30%, rispetto al valore medio pro-capite delle risorse complessivamente destinate alla retribuzione di risultato correlata alla valutazione di performance individuale».
Il ministro
Soddisfatto il titolare della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo: «Con l’intesa di oggi tagliamo un altro significativo traguardo nel rilancio dei rinnovi contrattuali, a conferma della centralità nell’agenda del governo del tema del lavoro pubblico. Un altro segnale di attenzione alle persone della Pubblica Amministrazione, un motore essenziale del Paese che dobbiamo mettere nelle condizioni di svolgere al meglio i proprio compiti». L’accordo diventerà efficace dopo la sua sottoscrizione definitiva, a conclusione dell’iter di verifica e controllo della sua compatibilità economica e finanziaria.