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Stipendi Pa: «Via il tetto di 240mila euro per i manager»

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Via il limite di 240 mila euro agli stipendi dei super manager del pubblico impiego? Dopo il tentato blitz del 2022, quando con un emendamento al decreto Aiuti bis si era cercato di far esplodere il famoso tetto introdotto nel 2011 dal governo Monti, bomba disinnescata all’ultimo dall’allora premier Mario Draghi, che era fortemente contrario al passo indietro, si torna a parlare del limite dei 240mila euro nella Pa. Un limite nel mirino dell’attuale titolare della Funzione pubblica che in un’intervista a Il Foglio è tornato a ribadire un concetto che aveva già espresso in precedenza: «Le posizioni apicali comportano grandi responsabilità e, per ricoprirle, servono competenze specialistiche e capacità manageriali. Puntare a una classe dirigente con queste caratteristiche, significa uscire dai recinti ideologici e guardare al pubblico come al privato». Il recinto di cui parla il ministro è quello che tiene imbrigliati gli stipendi dei manager del pubblico e che impedisce loro di andare oltre una certa soglia. Insomma, secondo Zangrillo se l’obiettivo è quello di reclutare e trattenere le migliori professionalità sul mercato del lavoro allora bisogna incominciare a ragionare sulla possibilità di passare il bianchetto sul tetto dei 240mila euro. Una posizione condivisa anche dal presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, che in passato aveva definito il limite un «pericoloso tappo». Il tema tuttavia deve essere ancora discusso dalle forze di maggioranza.

La storia

Il tetto è stato introdotto nel 2011 dal governo Monti, in piena austerity, e si inseriva in un pacchetto di misure pensate per risanare i conti pubblici e contenere il debito nazionale. Nel 2014 Matteo Renzi ne ha esteso la portata, allo scopo di evitare che qualunque funzionario pubblico potesse ricevere uno stipendio più alto del presidente della Repubblica. Risale invece al settembre del 2022 il tentato blitz con cui il Parlamento cercò di escludere dai limiti alcuni capi di stato maggiore, i capi dipartimento della presidenza del Consiglio, il segretario generale della presidenza del Consiglio, i capi Dipartimento e i segretari generali dei ministeri.

Il ministro

«La Pubblica amministrazione, come qualunque altra organizzazione, deve assegnare obiettivi veri e sfidanti, in base ai quali riconoscere l’eccellenza, e deve disporre di un sistema di misurazione e di valutazione della performance coerente con l’assegnazione dei premi», ha spiegato il ministro della Pa nella sua intervista al Foglio. Il problema è sempre lo stesso. Il pubblico deve fare i conti con la concorrenza del privato. E uno dei modi che la Pa ha per essere più attrattiva è quello di intervenire sugli stipendi, portando più in alto quelli destinati ai “migliori”. Quanto in alto? Questo tipo di operazione, semmai verrà fatta, richiederà l’uso del bilancino.

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