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Pa, nuova stretta sulle consulenze ai pensionati

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Una delibera della Corte dei Conti del Lazio, interpellata dal Comune di Cassino sulla questione delle attività lavorative che possono essere svolte dal personale in quiescenza nella Pa, ha ribadito il divieto di affidare incarichi di consulenza, studio, direzione e dirigenza ai pensionati. Proprio come stabilito dalla legge del 2012 per la revisione della spesa pubblica, che all’articolo 5 disegna il perimetro degli incarichi che possono essere svolti dal personale in quiescenza del pubblico e del privato nei ministeri, nelle agenzie fiscali, negli enti pubblici non economici, nelle Regioni, nei Comuni e persino nelle Autorità indipendenti. I giudici, nel motivare l’esito della delibera, oltre a quanto previsto dalla legge del 2012 hanno anche ricordato i chiarimenti in materia del ministero della Funzione pubblica, che con due distinte circolari, datate 2014 e 2015, aveva chiuso definitivamente alla possibilità di affidare incarichi di consulenza nelle amministrazioni pubbliche ai pensionati.

Le attività accessibili

Il personale in quiescenza può svolgere attività di formazione, regolarmente retribuita, e tutti gli altri incarichi che non prevedono compiti di studio, consulenza, dirigenza e direzione. Su questo punto i giudici della sezione regionale della Corte dei Conti sono stati chiari: «Tutte le attività non menzionate sono consentite, ricavandole al contrario rispetto al dettato normativo». Gli stessi giudici hanno sottolineato che l’elenco delle attività inaccessibili per i pensionati non deve essere esteso ulteriormente, altrimenti ciò finirebbe per determinare un’irragionevole compressione dei diritti dei soggetti in quiescenza. La delibera della Corte tiene conto da un lato dell’esigenza di favorire il ricambio generazionale nella Pa e dall’altro dellla volontà di non disperdere il patrimonio di competenze maturato dai dipendenti più anziani.

La platea

Solo nella Sanità e nell’Istruzione, segnala l’Istat, risultavano occupati nel 2021 quasi 80 mila pensionati. L’età media dei pensionati che lavorano è progressivamente cresciuta: nel 2021 si attestava a 69 anni. Nel 2021 il 78,6% dei pensionati occupati aveva almeno 65 anni e il 45,4% ne aveva almeno 70. Tra pubblico e privato i pensionati che lavorano sono più di 400 mila. In oltre tre casi su quattro si tratta di uomini. La maggior parte, in due casi su tre, risiede al Nord. Infine, il 41,4% svolge una professione qualificata, una percentuale più alta rispetto al totale degli occupati (34,5%).

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