La campagna di reclutamento della Pa viaggia a una media di 170 mila assunzioni all’anno. Ma non bastano. Infatti in molte amministrazioni strategiche, nonostante i nuovi ingressi, restano le scoperture di organico, che in molti casi si attestano attorno al 30 per cento. Insomma, nel pubblico le assunzioni non sembrano sufficienti a compensare i pensionamenti. E considerata l’età media avanzata degli statali, ormai sopra la soglia di guardia dei 50 anni, la cosa sorprende solo fino a un certo punto, a dire il vero. Nelle interviste che sono state fatte nelle ultime settimane al ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, il tema è emerso in più di un’occasione. L’inquilino di Palazzo Vidoni è consapevole del problema, ne ricorda le causa (“stiamo recuperando il drammatico calo di capitale umano conseguente al decennale blocco del turnover”) e punta sull’efficacia delle nuove procedure (“la digitalizzazione dei percorsi di reclutamento ci consente oggi di recuperare con velocità il terreno perduto).
La Funzione pubblica ha in programma oltre 150 mila inserimenti all’anno nei prossimi quattro anni.
Quote blu
Oggi nella pubblica amministrazione italiana le donne rappresentano il 58,8% del totale dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Ecco perché sempre più spesso nei concorsi pubblici viene data la precedenza agli uomini. Quando in un’amministrazione la differenza percentuale di rappresentatività tra i generi è superiore al 30%, a parità di titoli e meriti viene data infatti la precedenza al genere meno rappresentato. Questa regola si applica per esempio al concorso per circa 4 mila nuovi addetti dell’Ufficio per il processo, a cui abbiamo già dedicato un approfondimento su PaMagazine. Stesso discorso nella scuola, dove le insegnanti occupano circa l’80 per cento dei posti.
Caccia ai giovani talenti
Come ricordavamo all’inizio, l’età media dei dipendenti pubblici è sempre più avanzata. E questo non perché gli statali invecchiano più rapidamente di chi lavora nel privato. La situazione che si è venuta a creare è il risultato del blocco del turnover. Ecco perché una delle priorità dell’attuale campagna di reclutamento è di attrarre i giovani nel pubblico. Come? In tutti i modi, come dimostra per esempio la campagna di comunicazione lanciata nei mesi scorsi dalla Funzione pubblica sul “posto figo”. Con l’ultimo decreto-legge Pnrr il governo ha anche aperto le porte dei concorsi ai laureandi. Può chiedere di partecipare anche chi ha superato l’ultimo esame del corso di studi, a patto che abbia in programma di conseguire una delle lauree richieste entro i 60 giorni successivi ai termini di scadenza previsti dal bando.