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Nei ministeri è tempo di tagli: caccia a un miliardo e mezzo di risparmi

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Tempo di spending review per i ministeri. Entro il 10 settembre i dicasteri dovranno trasmettere al Mef di Giancarlo Giorgetti le proprie proposte di riduzione della spesa, in linea con quanto previsto dal Pnrr. Obiettivo: realizzare un risparmio complessivo di 300 milioni nel 2024, per poi salire a 500 milioni nel 2025 e a 700 milioni nel 2026. In totale, quindi, parliamo di un miliardo e mezzo di risparmi, che dovranno essere ottenuti tagliando prevalentemente la spesa corrente e solo in piccola parte gli investimenti. Il tetto massimo di spese in conto capitale oggetto di possibile riduzione non potrà superare infatti la soglia del 30%.

La classifica

Dei 300 milioni che rappresentano il target di risparmio totale per il 2024, 129,4 milioni dovranno arrivare dal ministero dell’Economia. Il ministero delle Imprese e del made in Italy è chiamato invece a realizzare poco meno di 40 milioni (39,3) di risparmio. Seguono il ministero della Difesa (36,2 milioni) e quello delle Infrastrutture e dei Trasporti (29,4 milioni). Per quanto riguarda il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio, la quota di risparmi da realizzare è pari a 10,8 milioni. Nel caso del ministero dell’Università e della Ricerca l’asticella scende a 10,7 milioni. Il Viminale si ferma a 10,1 milioni. A definire questa nuova operazione di spending review, che sarà recepita nella manovra di finanza pubblica per il prossimo triennio, è stato il dpcm del 7 agosto 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana.

La procedura

Le proposte di riduzione della spesa potranno riguardare uscite correnti e in conto capitale, ma come detto in partenza queste ultime non potranno superare la percentuale massima del 30%. Inoltre, non potranno essere tagliate le spese per investimenti legate a progetti del Pnrr, del Piano nazionale complementare, del Piano per la ricostruzione a seguito di calamità naturali e degli investimenti per la transizione 4.0. I tagli agli investimenti, infine, dovranno intervenire prioritariamente sugli investimenti “superflui”, ovvero con un minor impatto sulla crescita dell’economia nazionale. Spetterà al Mef valutare se le proposte sono congrue con l’obiettivo di spesa di ciascun ministero e se gli interventi proposti sono coerenti con le altre proposte formulate in sede di predisposizione del disegno di legge di bilancio. Il ministero di via XX settembre potrà anche chiedere ai dicasteri un’integrazione delle proposte.

Il monitoraggio

Il Mef siglerà con i singoli ministeri, entro la prossima primavera, degli accordi specifici per definire gli interventi oggetto di monitoraggio, le attività da attuare per la realizzazione degli obiettivi di spesa e il relativo cronoprogramma, oltre a tutti gli ulteriori elementi utili per la verifica dell’effettivo conseguimento degli obiettivi. Gli accordi saranno definiti entro il 1° marzo con appositi decreti interministeriali pubblicati sul sito internet del Mef. Entro il 1° marzo di ciascun anno del triennio 2025-2027 ciascun ministero invierà a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia una relazione con illustrato il grado di raggiungimento dei risultati previsti negli accordi relativi al periodo 2024-2026 in termini finanziari e di beni e servizi erogati.

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