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Manovra, mancia agli statali. Il rinnovo dei contratti è prioritario

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Il segretario generale Massimo Battaglia

La domanda è lecita. Quali sono le reali intenzioni del neo ministro per la Pubblica amministrazione, Luigi Zangrillo, sui rinnovi contrattuali degli statali? La distanza tra le parole e i fatti al momento è ampia. Nel suo intervento in Parlamento sulle linee guida del suo dicastero, Zangrillo ha spiegato che il governo intende rinnovare i contratti per la tornata 2022/2024 e potenziare gli organici. In un’intervista rilasciata al Sole24Ore, il ministro è stato più esplicito, ma ha posto una “subordinata” al rinnovo dei contratti. “Quando, speriamo nei prossimi mesi, la soluzione del conflitto in Ucraina porterà una ripresa dell’economia, fondi per contratti e assunzioni saranno una priorità, condivisa con il ministro dell’Economia Giorgetti”. Per la prima volta, insomma, il destino degli aumenti per i dipendenti pubblici alle prese, come tutti gli altri lavoratori, con un caro vita che non si vedeva da decenni, sono stati legati alla fine del conflitto e dunque della crisi energetica che ne è conseguita e che ha assorbito moltissime risorse pubbliche.

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IL MIRAGGIO DEI CONTRATTI

La distanza tra le parole e i fatti, si diceva. Che la nuova stagione contrattuale al momento appaia un miraggio lo dimostrano i numeri inseriti nella Nadef, la Nota di aggiornamento del Def, e nelle tabelle allegate alla manovra di bilancio così come elaborati dal Sole24Ore. La spesa per i dipendenti pubblici nel 2021 è stata di 176 miliardi circa. Quest’anno salirà a 188 miliardi grazie al rinnovo dei contratti del 2019-2021 tutti giunti a conclusione entro l’anno. Il prossimo anno, il 2023, la spesa salirà a 189 miliardi, grazie al bonus-mancia da 1 miliardo inserito nella manovra. E poi? Nel 2024 la spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici calerà di ben 4 miliardi, a quota 185 miliardi. Nei numeri del governo, e quindi alle viste del governo, non c’è nessun rinnovo contrattuale e nessun piano straordinario di assunzioni. La realtà, al momento, fotografa un impoverimento della Pubblica amministrazione.

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IL BONUS BEFFA

Con queste premesse il miliardo inserito all’interno della manovra e destinato al bonus-inflazione per gli statali, appare per quello che è, un bonus-mancia. O beffa se si vuole. E’ un bonus sbagliato. Non è uno stanziamento stabile, come sarebbe stato aumentare l’indennità di vacanza contrattuale. A fine del prossimo anno scomparirà e, se non ci saranno nuovi interventi, gli stipendi dei dipendenti pubblici si ridurranno automaticamente. E’ un bonus iniquo. Se si vuole dare un contributo per il caro bollette e per l’inflazione, non si può scegliere un aumento proporzionale. In questo modo si avvantaggiano i redditi più alti a scapito di quelli bassi. Una scelta tanto più incomprensibile considerando che il governo Meloni in ogni sua misura ha scelto di concentrare le risorse sui redditi più bassi. E’ così per tutti tranne che per la Pubblica amministrazione. E’ un bonus arrangiato. Se si vuole dare un aiuto una tantum sarebbe comunque meglio pagarlo tutto insieme piuttosto che darlo a rate per tredici mesi. E’ un bonus inadeguato. Un aumento dell’1,5 per cento dello stipendio con l’inflazione al 10 per cento. Il messaggio che si legge tra le righe è proprio quello di un intervento “mancia”. Per rinnovare i contratti servirebbero 10 miliardi. Il governo pensa di cavarsela con un decimo della cifra in attesa che Putin e Zelesky facciano un accordo di pace?

1 Comment

  1. Dopo 30 anni di lavoro sono solo schifato. Mi hanno sempre insegnato che il lavoro nobilita, in questo momento mi sento di dire che il lavoro mortifica.

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