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Manovra, corsa contro il tempo per trovare le risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Zangrillo: «Momento complicato»

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Il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo, foto conferenza stama

Il lavoro pubblico attende ormai da troppo tempo il rinnovo dei contratto e la prossima legge di Bilancio dovrà fornire delle risposte concrete in tal senso. Il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, lo sa bene e da questa estate va ripetendo di aver esposto il problema al Tesoro, dove ha trovato in Giancarlo Giorgetti un interlocutore attento a questa particolare tematica. Ma, com’è noto, il governo è alle prese con una legge di Bilancio povera di risorse: non ci sono i soldi per calare a terra tutti gli interventi necessari in questa fase. Insomma, a qualcuno verrà chiesto di sacrificarsi. E di solito in questi casi sono sempre i dipendenti pubblici i primi a cui viene chiesto di stringere i denti.

Il ministro

La scorsa settimana il ministro Zangrillo è tornato sulla questione in occasione della conferenza stampa organizzata a Palazzo Vidoni per il lancio della nuova campagna di comunicazione per rendere attrattiva la Pa («più che un posto fisso, un posto figo», questo lo slogan della campagna). «Da qui alle prossime 5 o 6 settimane avremo le idee più chiare su quante sono le risorse a disposizione», ha sottolineato il ministro. Che ha assicurato: «Ci apprestiamo al confronto nell’esecutivo e sulle voci di spesa nella legge finanziaria continuerò a ribadire le nostre richieste». Il numero uno di Palazzo Vidoni dunque non molla e ancora spera di ottenere che ci sia nella prossima manovra di bilancio almeno una tranche delle risorse per i rinnovi contrattuali nella Pubblica amministrazione. Ma è una speranza che rischia di rimanere tale. Il ministro infatti non ha mancato di puntualizzare che «il momento è complicato, le risorse non sono infinite e bisogna rispettare un equilibrio delle finanze del Paese».

Il sacrificio

Nella Pubblica amministrazione intanto l’inflazione erode in media 342 euro al mese dalle buste paga degli statali, ovvero circa 4.448 euro l’anno, come denunciato nelle settimane passate da Confsal-Unsa, il sindacato che edita PaMagazine. Sempre Confsal-Unsa ricorda che i Ccnl dei dipendenti pubblici sono scaduti da 20 mesi. Nemmeno l’emolumento una tantum e il taglio del cuneo sono stati sufficienti a coprire il vuoto in busta paga che si è creato per effetto del mancato rinnovo dei contratti e del caro-prezzi che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo.

La formazione

Intanto ieri il ministro per la Pubblica amministrazione ha incontrato i responsabili delle risorse umane e della formazione delle amministrazioni centrali: Presidenza del Consiglio, ministeri, enti pubblici economici e previdenziali, enti di ricerca, autorità indipendenti. Insieme hanno discusso della formazione come leva per rafforzare le competenze tecnico-specialistiche e trasversali del personale pubblico, secondo la strategia delineata dal Pnrr, nell’ottica di una sempre maggiore efficienza e qualità dei servizi erogati a cittadini e imprese. Il workshop, a cui seguirà un appuntamento analogo con i responsabili della formazione degli enti territoriali, è servito a porre le basi per la creazione di una “comunità di pratica”, intesa anche come luogo di approfondimento dei fabbisogni formativi, delle priorità di intervento e delle azioni per un rafforzamento diffuso del capitale umano pubblico.

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