Occorrono 24 miliardi, in cascina ce ne sono appena 6. Parte tutta in salita, al momento, la legge di Bilancio del governo. Le cose da fare sono molte (a cominciare dalla conferma del taglio al cuneo fiscale e dalla riduzione dell’Irpef) ma trovare le coperture non è affatto semplice. Tagli a sprechi e inefficienze dei ministeri, una potatura della selva di agevolazioni fiscali e moral suasion sulle banche perché facciano la loro parte. E’ una caccia alle risorse a tutto campo quella avviata dall’esecutivo. Ma la coperta finora disponibile è ancora molto corta e si ferma come detto, a poco più di 6 miliardi.
I conti
L’esecutivo sfodera fiducia e scommette diverse ‘fiches’ anche sul buon andamento delle entrate e del Pil. Il quadro è tutto in divenire. Il momento della verità sarà in autunno: solo allora il Mef avrà i risultati di luglio dei versamenti in autoliquidazione e di altre scadenze prorogate, come la quinta rata della rottamazione quater a settembre e il concordato preventivo ad ottobre. Un’eventuale crescita dei flussi superiore alle stime del Def (al momento le entrate dei
primi sei mesi sono a quota 257.719 milioni, ovvero oltre 10 miliardi più del 2023) potrebbe tradursi in un miglioramento dei
conti e diventare così un tesoretto utile per la manovra. Nel frattempo si lavora su più fronti. A partire dai risparmi in arrivo dalla spending review. L’obiettivo per il 2025 è raggiungere una riduzione delle spese per 2 miliardi (2,2 a regime dal 2026) e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già fatto un primo giro di tavolo con i ministri prima della pausa estiva. Sono già assicurate, poi, le risorse (circa 4,3 miliardi) necessarie per confermare la riforma dell’Irpef a tre aliquote: si trovano nel serbatoio del fondo taglia-tasse alimentato dai risparmi dell’eliminazione dell’Ace e dalla global minimum tax. Ne serviranno altre, invece, “per andare avanti” ed estendere gli sgravi anche ai ceti medi con redditi fino a 50mila euro, che è l’obiettivo del viceministro alle Finanze Maurizio Leo: se si potrà fare lo dirà l’esito del concordato preventivo biennale. Alla voce coperture, però, mancano ancora all’appello tre quarti delle risorse. Il menu della manovra veleggia già verso i 24 miliardi, se si sommano ai 18 necessari solo per confermare alcuni degli interventi finanziati unicamente per quest’anno, la conferma dell’Irpef e le altre spese solitamente inserite nelle politiche invariate, come il rinnovo dei contratti della Pa. Il governo ha garantito che il taglio del cuneo fiscale (che da
solo costa quasi 11 miliardi) è assicurato per un altro anno.
Le partite da chiudere
Tutto il resto è al momento in bilico, dalla detassazione del welfare aziendale alla decontribuzione per le lavoratrici madri, dal taglio del canone Rai all’anticipo pensionistico. Per allargare la coperta il governo ha già riaperto il dossier delle tax expenditures, una selva di 626 agevolazioni che nonostante i tentativi di riduzione portati avanti negli anni continua a crescere, causando una perdita di gettito che supera i 105 miliardi. A scorrere il rapporto annuale del 2022 se ne trovano alcune con poche centinaia, o addirittura decine, di beneficiari. Una revisione delle tax expenditures, nei ragionamenti del governo, è doverosa perché ci sono decine di micro agevolazioni che hanno uno scarso impatto. L’obiettivo è un’attenta operazione di pulizia per rendere il sistema più efficiente, ma senza toccare le detrazioni per spese mediche, casa e lavoro. Un lavoro chirurgico stimava già lo scorso anno il viceministro dell’Economia, Gianfranco Leo, potrebbe portare risparmi fino ad 1 miliardo. Resta acceso anche il faro sulle banche. Anche loro “saranno.chiamate, come tutti i cittadini, a contribuire alla finanza pubblica”, ha promesso il ministro Giorgetti. Nessuna nuova tassa sugli extraprofitti, ma “le tasse sui profitti sì”, ha indicato. Un’ipotesi sarebbe quella di far aumentare i tassi di interesse sui conti correnti, favorendo i clienti e allo stesso tempo anche le casse pubbliche. La strada non sarebbe un.provvedimento ad hoc, ma una sorta di moral suasion che punti ad una soluzione condivisa. Ed eviti di replicare il caso scoppiato lo scorso anno con la tassa sugli extraprofitti.