Il governo Meloni con una mano dà e con l’altra toglie. Se da un lato la manovra stanzia 8 miliardi per la Pa, di cui 7,3 miliardi per i rinnovi dei contratti degli statali, dall’altra prevede un taglio importante alle pensioni di maestri, infermieri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari che hanno iniziato a timbrare il cartellino prima del 1996. Una stangata che riguarda circa 700 mila lavoratori dello Stato, ovvero poco meno di un dipendente pubblico su cinque. L’allarme lo ha lanciato Confsal-Unsa, il sindacato che edita PaMagazine.
L’allarme
Le gestioni previdenziali coinvolte sono la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e la Cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari (Cpug). «Le aliquote di rendimento utilizzate per il calcolo della quota di pensione determinata con il sistema retributivo vengono riviste al ribasso. I dipendenti interessati sono quelli che hanno meno di 15 anni di anzianità contributiva collocata nel sistema retributivo», avverte il sindacato Confsal-Unsa. Che spiega: «Grazie alle modifiche sulle aliquote di rendimento che il governo intende adottare, coloro che accederanno alla pensione nel 2024 o che il prossimo anno chiederanno di riscattare dei periodi non coperti da contribuzione che si collocano fino al 31/12/1995, vanno incontro a perdite significative». Quanto significative? Con il nuovo meccanismo di calcolo degli assegni, i trattamenti subiranno una dieta dimagrante anche fino a 7 mila euro.
Il meccanismo
Insomma, si è acceso un faro sull’articolo 34 della bozza della manovra attualmente in circolazione. La norma impatta sulle pensioni degli statali che nel 2024 lasceranno il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni: per questa quota dell’assegno la tabella delle aliquote che risale al 1965 sarà sostituita da un’altra, inserita come allegato alla legge di Bilancio, e la differenza essenziale è che la prima inizia da un valore positivo (0,23865) nel caso limite di zero mesi di contribuzione, per arrivare a 0,375 per un periodo di 15 anni, mentre la seconda arriva allo stesso traguardo numerico ma partendo da zero.
La richiesta
Secondo le simulazioni del sindacato Confsal-Unsa, il taglio sul trattamento futuro, con una base pensionabile ipotetica di 30 mila euro, parte da oltre 7 mila euro l’anno per ridursi fino a quasi zero per chi sfiora i 15 anni di attività nel periodo. Le stesse aliquote verranno utilizzate inoltre per calcolare l’onere dei riscatti dal 2024. Così quattro anni di università potranno costare quasi 66 mila euro, ossia circa 47 mila euro in più di adesso. Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa, ha chiesto al governo di fare un passo indietro.