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Lavoro agile, addio alla prevalenza in ufficio

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Lo smart working è al centro della trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali. È stato uno di temi più dibattuti al tavolo tra Aran e sindacati in occasione dei primi incontri, insieme naturalmente a quello relativo agli aumenti di stipendio, che grazie alla risorse stanziate dal governo con l’ultima legge di bilancio saranno pari in media a 159 euro mensili. Si punta a introdurre, in maniera strutturale, nuove regole per fragili e genitori con figli under 14. O meglio, a disarcionare alcuni paletti che fin qui hanno caratterizzato (e imbrigliato) l’adozione di questa particolare modalità lavorativa, rivelatasi molto utile durante la pandemia e i lockdown, ma che anche in un contesto di normalità come quello attuale può essere uno strumento, ne è convinto il ministro Paolo Zangrillo, in grado di migliorare le performance degli statali.

Addio al misurino

Addio alla regola della prevalenza del lavoro in ufficio. Regola fissata dall’ex ministro della Pa, Renato Brunetta, per evitare un eccessivo ricorso al lavoro agile all’interno delle Pubbliche amministrazioni. Oggi i lavoratori del pubblico impiego possono svolgere la prestazione lavorativa da casa per il 49% dei giorni lavorativi. Con il nuovo contratto questo obbligo verrebbe a decadere almeno per alcune categorie di statali, come i fragili e i genitori con figli piccoli: insomma, addio al misurino. Questa nuova impostazione si ispira alla direttiva del dipartimento della Funzione pubblica di dicembre sullo smart working. La direttiva evidenziava la necessità di garantire ai lavoratori che documentano gravi, urgenti e non altrimenti conciliabili situazioni di salute, personali e familiari, la possibilità di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, «anche derogando al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza».

I numeri

Oggi il lavoro agile nel pubblico impiego è regolato da accordi individuali, che calano nel dettaglio obiettivi e modalità ad personam dello svolgimento della prestazione lavorativa. Nel 2023 i lavoratori da remoto sono cresciuti in particolare nelle grandi imprese, nel comparto sono oltre un lavoratore su due, pari a 1,88 milioni di persone. Sono aumentati lievemente anche nelle Pmi, con 570mila lavoratori, il 10% della platea potenziale. Sono invece ancora calati nelle microimprese (620mila lavoratori, il 9% del totale) e nelle Pubbliche amministrazioni (515.000 addetti, il 16%).

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