La macchina fatica a mettersi in moto. E così il governo cerca di spingerla, dando più tempo a chi vuole farla partire. L’assegno unico per i figli potrà essere richiesto, senza perdere le mensilità precedenti, fino al 31 ottobre (inizialmente la scadenza era stata fissata per il 30 settembre). Lo strumento ha debuttato a luglio. Poco meno di un milione di famiglie raggiunte finora, al lordo dei nuclei percettori del reddito di cittadinanza che hanno diritto al beneficio in automatico, ovvero non devono nemmeno fare domanda.
La proroga
Un mese di proroga per far decollare la misura ponte che, nel 2022, confluirà in una riforma complessiva dei sostegni per le famiglie con figli. La ragione di questa proroga è presto detta: solo 450mila famiglie aventi diritto hanno fatto domanda per l’aiuto e dunque il bonus attualmente copre meno di 800 mila minori. Un risultato giudicato insufficiente. La platea potenziale è di 1,8 milioni di famiglie per 2,7 milioni di minori. Risultato: anche chi presenterà a ottobre la domanda per l’assegno avrà diritto a riscuotere gli arretrati. Un incentivo che dovrebbe incoraggiare i ritardatari a farsi avanti.
I ritardatari
In poche parole, ai richiedenti dell’ultima ora verranno corrisposte, a novembre, fino a 4 mensilità. Com’è noto la nuova misura è destinata ad assorbire tutti i meccanismi di sostegno alla genitorialità (tra cui gli assegni natalità e il premio alla nascita) attualmente in vigore nella legislazione italiana. Secondo i calcoli dell’Istat, l’importo medio dell’assegno sarà di a 962 euro, mentre quello della maggiorazione degli assegni familiari arriverà a 377 euro. L’istituto di statistica prevede che il 5,5% delle famiglie italiane incasserà il beneficio.
I requisiti
Per accedere all’assegno “ponte” sono necessari una serie di requisiti: il nucleo familiare deve essere in possesso di un Isee inferiore a 50 mila euro annui, essere domiciliato o residente (da almeno 2 anni anche non continuativi) in Italia e avere i figli a carico under 18 anni. L’assegno viene corrisposto per ciascun figlio minore in base al numero dei figli stessi e alla situazione economica della famiglia attestata dall’Isee. Gli importi decrescono più l’Isee è alto. Per i nuclei con tre figli o più, l’importo unitario per ciascun figlio minore viene maggiorato del 30% e per ciascun figlio minore con disabilità, inoltre, gli importi sono maggiorati di 50 euro. La misure si rivolge a soggetti inattivi, percettori del reddito di cittadinanza, lavoratori autonomi, ma anche dipendenti oggi tagliati fuori dagli assegni per ragioni di reddito familiare.