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Decreto Pa: il rischio precari adesso fa paura

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Inizia da oggi la “battaglia” parlamentare sul cosiddetto decreto Reclutamento, che contiene le norme per l’assunzione a termine di circa 25mila lavoratori da impiegare nei diversi settori della Pubblica amministrazione, compresa la giustizia, per finalizzare le riforme prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta della terza gamba del Recovery plan italiano, che definisce percorsi veloci per il reclutamento (a termine con contratti della durata massima di 3 anni più 2) di profili tecnici e gestionali necessari alla sua attuazione, e che crea e norma quello che il ministro Renato Brunetta ha più volte definito il LinkedIn italiano, ovvero un portale del reclutamento, da cui ministeri, enti, enti locali potranno consultare curriculum e scegliere i profili più adatti alle proprie esigenze. 

L’iter

L’iter del provvedimento è iniziato nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, che hanno deciso di affrontare un lungo round di audizioni (inizialmente quelle proposte erano 45, poi ridotte a 30) e di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti per giovedì 8 luglio. Tra questi dovrebbe essercene anche uno del Governo che travaserà nel dl Reclutamento il decreto varato dal Cdm il 17 giugno scorso con “Misure urgenti per il rafforzamento del ministero della Transizione ecologica e in materia di sport”. Le audizioni sul dl Reclutamento nelle commissioni !a e 2adel Senato sono iniziate mercoledì 30 giugno, con i senatori che hanno potuto ascoltare il parere sul testo di Anac, Aran, Upi, sindacati, Formez. E si prosegue il 1 luglio con il procuratore di Perugia ed ex presidente Anac, Raffaele Cantone, e poi con Codirp (Confederazione dirigenti della Repubblica), Regioni e Province autonome, Unione nazionale segretari comunali e provinciali, Cogita (Coordinamento giovani giuristi italiani), Colap (Coordinamento Libere Associazioni professionali), Confsal (Confederazione Generale Sindacati Autonomi Lavoratori). I senatori sentiranno in audizione anche Pasquale Pantalone, ricercatore universitario di diritto amministrativo, Mauro Minenna, Capo dipartimento trasformazione digitale della presidente del Consiglio, l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni (Anpci), l’Associazione Classi Dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni (Agdp), l’Unione nazionale avvocati amministrativisti, l’Associazione Nazionale Magistrati Amministrativi (Anma) e l’Anci. Concludono il ciclo, nel pomeriggio del 1 luglio, i ministri della Giustizia, Marta Cartabia, e della Funzione Pubblica Renato Brunetta. 

Le prime istanze dei partiti

Seppure la discussione generale sul testo del decreto non sia ancora formalmente iniziata nelle commissioni al Senato, già sono emerse le prime istanze da parte dei gruppi. Forza Italia, in particolare, ha subito sottolineato come ritenga non sufficienti le misure volte a migliorare l’efficienza del sistema della giustizia e ha chiesto una concomitante riforma del processo civile e penale. Il partito azzurro, in particolare, ha chiesto di intervenire con più incisione per ridurre la durata dei processi e smaltire l’arretrato e ha avanzato dei dubbi sulle assunzioni a tempo determinato previste dal decreto anche per il comparto giustizia: intervenendo nelle commissioni al Senato Luigi Vitali (FI) ha mostrato il timore che la prospettiva di contratti a termine (seppure 3+2) scoraggi la partecipazione al concorso delle persone più qualificate. E ha dunque proposto che per questi soggetti, al termine dei 36 mesi, sia prevista una riserva di posti negli altri concorsi della pubblica amministrazione nel settore della giustizia. Il Movimento 5 stelle, da parte sua, ha invece avanzato la proposta di ritoccare il decreto in modo tale da favorire un accesso straordinario favorendo tutti i giovani laureati e “limitando quindi i requisiti di partecipazione allo stretto indispensabile”. Intervenendo nelle commissioni al Senato la pentastellata Angela Anna Bruna Piarulli ha inoltre paventato problemi applicativi relativamente al rischio della stabilizzazione di chi verrà assunto a termine nelle Pubbliche amministrazioni per il Pnrr. 

Dubbi Anac

Dubbi su alcune parti del decreto sono stati avanzati anche dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, che in audizione ha messo in luce come l’ampliamento della quota dei dirigenti esterni, tramite assegnazione diretta dell’incarico, prevista dallo stesso decreto, non vada “incontro all’esigenza di valorizzazione del merito. Sono persone conosciute dal vertice – ha detto – ma non per forza le più brave”. Busia ha inoltre osservato come si debba “tenere conto che molti di coloro che verranno assunti a tempo determinato”, anche a fronte delle riserve previste per i concorsi successivi, “rimarranno probabilmente per anni nella Pubblica amministrazione, presumibilmente fino all’età della pensione”. 

Aran: persi 300mila dipendenti

Durante l’audizione del presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, quest’ultimo ha invece ricordato come negli ultimi 10 anni il personale della Pubblica amministrazione si sia “ridotto di circa 300 mila unità” e come “questo provvedimento fa un primo passo per reclutare nuove professionalità, anche se a tempo determinato”.

Upi: serve accordo per attuarlo

Dall’Unione delle Province italiane (Upi) è arrivato invece un appello al ministro Brunetta affinché si definisca al più presto “in sede di Conferenza Unificata un accordo per l’attuazione” del dl Reclutamento, che l’Upi ritiene “strategico per l’attuazione del Pnrr”, affinché si individuino “le risorse e gli strumenti per il rafforzamento della capacità amministrativa degli enti territoriali e per potenziare le stazioni uniche appaltanti delle Province e delle Città metropolitane che avranno un ruolo chiave per la messa a terra degli investimenti del Recovery”.

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