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Zangrillo: «Con i rinnovi aumenti del 6 per cento»

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Ministro Paolo Zangrillo, cosa risponde a chi dice che otto miliardi per la Pa in manovra sono pochi?

«Considerato il contesto in cui è maturata la legge di bilancio, rispondo che si tratta invece di una somma davvero ingente. Non è una opinione, lo dicono i numeri: otto miliardi rappresentano infatti un terzo della manovra, che nel suo complesso vale 24 miliardi. Un grande segnale di attenzione, dunque, verso le persone della Pubblica amministrazione, che il Governo considera motore essenziale per il funzionamento dello Stato».

Con i rinnovi le retribuzioni aumenteranno di circa il 6 per cento e, stando alle prime simulazioni, di 180-190 euro in media al mese. Conferma?

«Quando ho prestato giuramento come ministro, nell’ottobre 2022, più di 2 milioni di lavoratori erano ancora senza il contratto 2019-2021 rinnovato. Ho impresso alle trattative una forte accelerazione, grazie alla quale ora stiamo per chiudere finalmente la tornata. Con la tornata 2019-2021 sono stati dati aumenti del 4%, questa volta saranno del 6%. È un buon risultato. Vogliamo garantire che i salari riflettano il costante impegno e la professionalità dei nostri lavoratori e, al tempo stesso, miriamo a mantenere la competitività del settore pubblico come datore di lavoro attrattivo anche dal punto di vista delle retribuzioni».

Questo mese la maggior parte dei dipendenti pubblici ha ricevuto in anticipo le tredici mensilità dell’indennità di vacanza contrattuale, aumentata di 6,7 volte. La una tantum deve fare però i conti con il taglio del cuneo.

«Come ha giustamente ricordato, l’anticipo, che riferisce all’intero periodo del 2024 ed è stato riconosciuto col cedolino di dicembre, è pari all’indennità di vacanza contrattuale che è stata pagata nel 2023 moltiplicata per 6,7. L’importo totale è di circa due miliardi e corrisponde in media a 760 euro lordi annui a dipendente. Con il taglio del cuneo fiscale il valore reale delle retribuzioni cresce. Si tratta di un altro intervento importante a favore dei lavoratori».

Quando arriveranno gli atti di indirizzo?

«Al più presto. Ho già firmato la cosiddetta direttiva madre, ora all’esame del ministro Giorgetti, e l’Aran ha già avviato il confronto per l’accordo quadro sulla definizione dei comparti e delle aree di contrattazione. L’obiettivo è quello di iniziare le trattative vere e proprie entro gennaio. La tempestività è fondamentale per assicurare che le negoziazioni procedano agevolmente e che i dipendenti pubblici possano beneficiare delle nuove condizioni contrattuali quanto prima».

Volete mettere al centro il merito. Come?

«Mettere al centro il merito nella Pubblica Amministrazione significa creare un ambiente in cui il talento, l’impegno e i risultati ottenuti dai dipendenti sono riconosciuti e premiati. Per questo ho emanato una direttiva sulla performance che introduce un concetto abbastanza rigoroso di premio del merito, perché non è più pensabile continuare con la logica degli aumenti a pioggia. I nostri dirigenti, che sono innanzitutto gestori del capitale umano, dovranno ispirarsi alla logica del merito: occuparsi del merito di una persona significa occuparsi del suo benessere e del benessere dell’intera organizzazione. Non si tratta di esprimere un giudizio valoriale sulla persona, ma di declinare il suo profilo di competenze evidenziando così le sue eccellenze e le sue aree di miglioramento».

Si aspetta una lunga trattativa?

«Mi aspetto che duri il tempo necessario per raggiungere accordi equi e validi per i dipendenti pubblici, consapevole che questi processi richiedono un dialogo attento e costruttivo. Sono certo che i sindacati condivideranno questo approccio e saranno altrettanto desiderosi di dialogare in maniera propositiva. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra le necessità dei lavoratori e le esigenze della Pubblica Amministrazione. La nostra priorità è di raggiungere un accordo che sia nel migliore interesse di tutti i coinvolti, riconoscendo il valore e il contributo essenziale dei nostri dipendenti pubblici».

Uno dei suoi obiettivi è quello di rendere la Pa attrattiva per i giovani. Eppure, si parla di un nuovo blocco del turn over. È così?

«Blocco del turn over? Non credo proprio. È fondamentale infondere nuova energia e competenze nella PA per consentirle di affrontare le sfide del presente e del futuro. È nostro dovere, come amministratori pubblici, rendere la PA un luogo di lavoro stimolante e attraente e per farlo dobbiamo garantire alle nuove generazioni un posto di lavoro che dia non solo opportunità di crescita, ma possibilità di acquisire responsabilità e che misuri il merito. È nostra intenzione mantenere aperte le porte della PA a tutti ma soprattutto ai giovani, incentivando un ingresso basato su capacità ed eccellenza. Auspico di vedere un numero sempre maggiore di giovani considerare la Pa come una importante opportunità di lavoro. Vorrebbe dire che le tantissime iniziative realizzate in questi mesi per renderla più attrattiva, dai concorsi digitali alla rinnovata gestione dei processi di formazione, ai contratti di apprendistato e di formazione lavoro, stanno funzionando».

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