PA Magazine

Allarme nella Giustizia: 10.000 in pensione

4 minuti di lettura
iStock

Si aggrava sempre di più il problema della carenza di personale nella giustizia. Nel quadriennio 2021-2024 sono previste 10mila cessazioni per raggiunti limiti di età, ma le assunzioni nel 2023 saranno solo 2.500. Così emerge dal Piao del ministero della Giustizia per il 2023-2025, dove si rileva che per le autorizzazioni assunzionali la quantificazione delle risorse utilizzabili è riferita alle cessazioni avvenute nel 2021. Ma sono anni che nel ministero della Giustizia il rapporto fra assunzioni e cessazioni presenta un saldo negativo, con le uscite sempre di gran lunga superiori all’ingresso di nuovo personale. Allarme della Federazione Confsal-Unsa, il sindacato di maggioranza nel dicastero di via Arenula. «Ogni anno il ministero copre a malapena un quarto delle vacanze realizzatesi nel quadriennio precedente e, senza interventi drastici, per quanto possa correre, stante il congenito ritardo accumulato con i blocchi delle assunzioni negli ultimi vent’anni, farà sempre la fine di Achille destinato a non raggiungere mai la tartaruga», spiega il segretario generale della federazione, Massimo Battaglia, in una lettera indirizzata al premier Giorgia Meloni e al ministro Carlo Nordio.

L’appello

«Segnalo l’urgenza di affrontare e risolvere al più presto la questione Giustizia», esordisce così Massimo Battaglia. La situazione in effetti è in continuo peggioramento. «I carichi di lavoro per chi è in servizio diventano sempre più insostenibili, e a ciò si aggiunge anche l’impatto di riforme che complicano il lavoro anziché semplificarlo, nonché gli impegni assunti dal nostro Paese per il Pnrr relativi alla giustizia», prosegue il segretario generale Confsal-Unsa.

Il segretario generale Massimo Battaglia

La federazione chiede innanzitutto al governo «un piano assunzionale d’emergenza che passi attraverso uno stanziamento straordinario ad hoc per il 2023, nonché anche attraverso l’utilizzo cumulativo dei risparmi derivanti dalle cessazioni realizzatesi negli anni 2021 e 2022 e di quelle programmate nel 2023». Non solo. Propone di utilizzare parte delle risorse del Pnrr destinate alla Giustizia per incentivare economicamente il personale in servizio nel ministero e chiede di attingere al Fondo Unico Giustizia per la valorizzazione dei dipendenti. «Necessario poi un confronto sul tema organizzazione, risorse e logistica da attuarsi in tempi brevi, con l’apertura di un tavolo di tutte le componenti della Giustizia, con i sindacati, i magistrati e l’avvocatura», si legge nella lettera al governo.

L’impegno

Non è un mistero che una delle priorità del ministro Nordio sia proprio quella di velocizzare i processi, anche perché la lentezza della giustizia civile ha un impatto devastante in termini economici: stando alle stime ci costa due punti di pil. L’Italia è al primo posto, nel Consiglio d’Europa, per numero di condanne della Corte europea dei diritti dell’Uomo per l’eccessiva durata dei processi (1.230 dal 1959). Da noi la durata media del processo penale in appello è di 1.167 giorni, contro una media europea di 121 giorni. Un processo di primo grado dura invece mediamente 498 giorni (149 giorni la media europa). I dati in Cassazione: 237 giorni contro i 120 medi degli altri paesi Ue.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Ultimi articoli da