Siete pronti a rinunciare a Spid e Cie per accedere ai servizi della Pa online e ad abbracciare l’Idn, l’identità digitale nazionale? Non è un mistero che il governo Meloni non veda di buon occhio il duopolio formato dal sistema pubblico di identità digitale (uno strumento che ha raggiunto oltre 34 milioni di italiani ma scarsamente diffuso tra le fasce di popolazione più anziane) e dalla carta di identità elettronica (il cui rilascio in numorsi Comuni può richiedere anche mesi di attesa). Per il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, è tempo di fare ordine. Ma con calma: il sottosegretario ha infatti assicurato ai fornitori incontrati il 1° marzo l’intenzione di procedere con il rinnovo pluriennale del servizio. Il cantiere per far confluire Spid, Cie e Carta nazionale dei servizi nel progetto Idn, a ogni modo, è aperto.
In arrivo un nuovo “portafoglio” digitale
Tempi lunghi, ma non troppo. Perché se è vero da un lato che il progetto Idn è ancora in fase embrionale, dall’altro l’Europa spinge per arrivare presto a un’identità digitale unica a livello comunitario. La proposta dell’Ue su una legge quadro per l’identità digitale ha ottenuto l’approvazione della maggioranza assoluta. La normativa quadro a livello europeo consentirà ai cittadini di accedere ai servizi pubblici attraverso il proprio portafoglio. In pratica con l’European Digital Identity Wallet, il portafoglio europeo di identità digitale, i cittadini dell’Ue potranno usufruire di servizi pubblici e privati, in modo sicuro e transfrontaliero, tramite telefoni cellulari e altri dispositivi. Ed è proprio a questo tipo di soluzione – un portafoglio digitale personale che consentirà a ogni cittadino di identificarsi online e di conservare e gestire i dati di identità e i documenti ufficiali in formato elettronico, dalla patente di guida alle prescrizioni mediche – che il governo guarda con interesse per superare Spid e Cie.
Rischio cloni
Al dipartimento dell’Innovazione il progetto Idn per unificare Cie e Spid sta procedendo per tappe, ma il rischio che il governo sviluppi una app clone del wallett europeo è concreto. Al progetto sta lavorando la commissione di esperti nominata dal sottosegretario Butti per affiancarlo nel realizzare proposte in ambito di innovazione. Un pool di 8 super esperti in diversi ambiti, a partire dalla privacy. Anche la Funzione pubblica gioca un ruolo importante nella partita per la nuova identità digitale. «Tra Spid e Cie, la carta d’identità elettronica, oggi ci sono 34 milioni di italiani che dispongono di uno strumento digitale che consente loro di fare tante operazioni in maniera molto più semplice rispetto al passato. Continueremo ad utilizzarle finché non avremo una formula migliore», ha spiegato il ministro Paolo Zangrillo.
Spid: cambiano i gestori
Dal 16 marzo anche InfoCamere è diventato ufficialmente un gestore di identità digitale autorizzato da AgID al rilascio dello SPid. InfoCamere si aggiunge, quindi, agli altri gestori che permettono di attivare la procedura, con diverse modalità, per il rilascio delle credenziali di accesso ai servizi della Pa e non solo. Dal prossimo 23 aprile invece Intesa non sarà più uno dei gestori di identità digitale abilitati da AgID. Gli utenti potranno riottenere gratuitamente le credenziali Spid da un altro gestore a loro scelta.
Per circolare senza essere clandestini occorre un documento d’identità qualunque, che può essere benissimo una patente o un passaporto. Nessuno è tenuto a possedere un cellulare, mentre l’obbligo della pec è soli di imprenditori e professionisti. Per l’accesso ai servizi in linea nel proprio interesse come libero cittadino ognuno si regolerà come meglio crede, ma nel lavoro subordinato non è una libera scelta, quindi tutti gli strumenti hardware e software devono essere forniti d’ufficio.