Warning: foreach() argument must be of type array|object, null given in /home/pamagazi/public_html/wp-content/themes/fox/inc/admin/import.php on line 389
Giustizia, sprecati i soldi del Pnrr. Irraggiungibile il taglio dei tempi dei processi - PA Magazine

PA Magazine

/

Giustizia, sprecati i soldi del Pnrr. Irraggiungibile il taglio dei tempi dei processi

6 minuti di lettura
italian supreme court of cassation in rome on sunny day with blue sky

Brutta cosa l’ideologia, è una lente che distorce la visione e fa perdere la percezione corretta della realtà E il triste epilogo dell’Ufficio del processo non fa che confermare questo assunto. Doveva essere lo strumento per dimezzare i tempi dei procedimenti penali e civili e smaltire l’arretrato, per questo motivo alla sua istituzione sono stati destinati quasi tutti i soldi destinati alla Giustizia con il Pnrr. Peccato che i dati già disponibili ci dicano adesso che gli obiettivi, vincolanti, fissati per il 2026 non saranno mai raggiunti.

Ultimo a far squillare il campanello d’allarme (che però assomiglia sempre di più alla campana del de profundis) è stato l’Osservatorio sui conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli, che ha appena rilevato come il grande sforzo di digitalizzazione, promozione di metodi alternativi di risoluzione delle controversie e snellimento delle procedure esecutive e tributarie, che erano i compiti affidati ai vari Uffici del processo, abbia fatto calare dal 2019 e al 2023 solo del 17% la durata dei procedimenti giudiziari, mettendo a serio rischio la riduzione del 40% dei tempi entro il 2026, obiettivo minimo concordato con l’Unione Europea per lo stanziamenti di circa 3 miliardi di euro, che sono l’intero ammontare dei fondi Pnrr per il comparto giudiziario.

Giustizia, la durata dei processi cala solo del 17 per cento

Questo risultato, che fa presagire il peggior scenario possibile, non è dipeso dal destino cinico e baro, ma da una precisa scelta strategica che, a sua volta, è il frutto maturo di una precisa impostazione ideologica. Dico questo perché a rivelarlo, direi di più a rivendicarlo, è stata proprio Magistratura Democratica, la corrente della magistratura associata che è stata determinante nella costruzione degli Uffici del Processo. Lo hanno messo nero su bianco circa due anni fa in una loro nota ufficiale, dove sostennero che “alle spalle dell’ufficio per il processo c’è un’ampia elaborazione, patrimonio prezioso della magistratura progressista, che nel tempo ha creduto e investito nel valore dell’organizzazione del lavoro giudiziario e nella promozione di una mentalità aperta rispetto a nuove pratiche e modelli di lavoro in grado di rendere l’operato del giudice meno isolato, con l’obiettivo di contribuire a dare ai cittadini una giustizia rapida e di qualità”.

Obiettivi su cui è difficile non essere d’accordo, ma che al di fuori di una analisi seria e concreta della reale situazione dei tribunali italiani, hanno la stessa possibilità di essere centrati di quella che hanno gli auspici lanciati sulle passarelle dalle varie aspiranti reginette di bellezza: “Vorrei un ambiente più pulito e la pace nel mondo”.

Giustizia, riforma Nordio miope. Senza il personale la macchina non funziona

A costo di sembrare una Cassandra, mi è capitato in questi anni di dire che con gli UPP si stavano creando le premesse per un disastro. Ho passato mesi a dire e a scrivere che digitalizzazione, efficientamento e nuove procedure richiedono mezzi all’avangiardia e formazione continua, in primo luogo degli addetti già operativi, e che servono assunzioni mirate e permanenti, per coprire i buchi in organico. Pensare, invece, di risolvere ogni cosa con l’assunzione temporanea di migliaia di neolaureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze informatiche, investendo su questa infornata di precari ben 2,3 miliardi, praticamente l’intera posta dei circa 3 miliardi di euro stanziati con i fondi Pnrr, ci avrebbe portato al fallimento.

Niente, fiato e carte sprecate. Nonostante qualche barlume di resipiscenza da parte di MD, che pure era arrivata a interrogarsi su “come si concilierà la formazione degli addetti con le incombenze del lavoro quotidiano, tanto più gravose per i colleghi più giovani e nei contesti più disagiati; come inciderà lo strumento nelle diverse realtà territoriali, negli uffici di grandi e in quelli di piccole dimensioni; quali le problematiche che si porranno a seconda del diverso stato di partenza degli uffici e quali i risultati che ragionevolmente si possono attendere”, alla fine a questa massa di quesiti si è risposto solo con l’ottimismo della volontà. Si è buttato il cuore oltre l’ostacolo, dimenticandosi che per Antonio Gramsci quell’ottimismo deve sempre andare al passo con l’indispensabile pessimismo dell’intelligenza.

Giustizia, contro la fuga dei dipendenti retribuzioni più elevate

Risultato: il progetto è andato avanti come un treno e ora che il baratro è alle viste, si fa finta di niente, cominciando a smontare gli UPP alla chetichella, utilizzando il personale per rafforzare le cancellerie, evitando di fare nuovi bandi per precari e allungando un po’ i contratti per il personale già formato. Ma il danno, grave, quello resta. E un’occasione del genere, con tutti quei soldi in campo, non si ripresenterà tanto presto. Posso dire che l’avevo previsto, ma non è una grande soddisfazione, quel che resta è solo una gran rabbia. Dura la vita delle Cassandre, alla fine hanno ragione, ma proprio per questo, stanno male il doppio.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Ultimi articoli da