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Giustizia, parte il nuovo processo civile (ma senza linee guida)

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Più che una riforma si preannuncia come una rivoluzione. E nelle intenzioni lo è. L’obiettivo, pattuito con la Commissione europea nell’ambito del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, è un abbattimento dell’arretrato del 65 per cento in primo grado e del 55 per cento in appello entro il 2024, e del 90 per cento in tutti i gradi di giudizio entro la metà del 2026. Ma la riforma del giudizio civile che entrerà in vigore domani, martedì 28 febbraio, rischia di inciampare subito. Sulla riforma, infatti, gli uffici sono al buio. Fino ad oggi dal ministero della Giustizia non è arrivata nessuna indicazione operativa per gli Ufficiali giudiziari. “L’amministrazione”, spiega Unsa in una nota firmata dal responsabile nazionale personale Unep Gianni Buontempi, “non ha sentito il benché minimo bisogno di intervenire a mezzo di circolari, direttive e linee guida in grado di fornire quei chiarimenti indispensabili per consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di procedere ad un ordinato e consapevole avvio delle nuove procedure e modalità dei servizi”.

I PASSAGGI DELLA RIFORMA

Eppure la riforma incide in maniera significativa sulle abitudini consolidate di tutti gli operatori della giustizia. Verrà innanzitutto fortemente limitata l’oralità del processo. Alla prima udienza si dovrà sostanzialmente arrivare con la controversia già vicina ad essere decisa dal giudice. Ci dovrà essere un triplice scambio di memorie tra le parti, una procedura che ridurrà l’attività istruttoria. Nelle cause dove i fatti non sono controversi il procedimento sarà ancora più snello, senza la necessità dell’attività istruttoria. Nei giudizi di appello ci sarà un nuovo filtro, che consentirà al giudice di dichiarare manifestatamente infondata una causa che non ha una ragionevole probabilità di essere accolta. Insomma, tutta una serie di semplificazioni e di ottimizzazioni dei tempi il cui scopo dichiarato è risparmiare su quella che è considerata una risorsa scarsa: i magistrati.

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LE RISORSE SCARSE

Ma in realtà la risorsa scarsa non sono solo i magistrati. Tutta la macchina della giustizia è in sofferenza. Le carenze di personale sono drammatiche. Basta leggere il Piao, il Piano integrato dell’amministrazione, o le relazioni tenute dagli stessi magistrati all’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle varie Corti di appello. Un pianto greco generalizzato. Le scoperture di organico sono, quando va bene, nell’ordine del 30 per cento. La domanda, insomma, è come si fa a calare una riforma della giustizia così ambiziosa in una macchina così in sofferenza? Il nuovo capo di gabinetto del ministro Carlo Nordio, Alberto Rizzo, in un’intervista al Sole24Ore, ha riconosciuto le difficoltà e la necessità di porvi rimedio. “Nel 2023”, ha detto, “è prevista l’assunzione di circa 5 mila unità di personale amministrativo e la stabilizzazione per mille operatori, senza contare le future assunzioni del Pnrr. Sull’edilizia giudiziaria”, ha proseguito, “326 sono i cantieri aperti in tutta Italia per un investimento di oltre 50 milioni di euro”. Ma c’è un punto che Rizzo non nasconde: c’era fretta di partire. “E’ stata”, ha spiegato, “una scelta quasi obbligata, per poter avere entro giugno 2023 i primi effetti e rispettare le scadenze del Pnrr”.

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LA FRETTA DI PARTIRE

Proprio questa fretta, rischia di trasformare la partenza in una falsa partenza. “Quella che prenderà avvio domani, è una riforma di sistema, non la semplice introduzione di nuove normative”, si legge nella nota del Coordinamento nazionale giustizia di Unsa. “Aver abbandonato i nostri Uffici al proprio destino”, prosegue il documento, “rappresenta in maniera plastica il totale disinteresse verso gli Unep e i lavoratori ad essi addetti”. Proprio per questo Carmine Tarquini, esponente della Segreteria Nazionale, si è assunto il ruolo e la responsabilità di illustrare le norme di maggiore impatto della Riforma a un elevatissimo numero di dipendenti dell’amministrazione che lo scorso 23 febbraio si sono collegati. “L’abbandono al loro destino degli uffici”, dice il segretario generale di Cofsal Unsa Massimo Battaglia, “peserà al tavolo del tentativo di conciliazione relativo allo stato di agitazione in atto, alla ripresa del confronto il prossimo 9 marzo”.

SCARICA IL DOCUMENTO CON LE INDICAZIONI OPERATIVE PREDISPOSTE DA CONFSAL UNSA

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