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Giustizia, la fuga continua. Nuovo flop per il concorso degli assistenti giudiziari

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italian supreme court of cassation in rome on sunny day with blue sky

La macchina della giustizia rischia l’ennesima sbandata. Ancora una volta la “fame” di personale dei tribunali sta per rimanere insoddisfatta. Se il lavoro pubblico non attira più i giovani, per quello nella giustizia la disaffezione è ormai conclamata. Frutto di retribuzioni inferiori a quelle di altri comparti, di scoperture di organico che costringono chi lavora a fare i salti mortali, di un costo della vita soprattutto nelle grandi città del Nord ormai insostenibile per chi lavora nel pubblico. Ma anche frutto della concorrenza di amministrazioni in grado di premiare con stipendi più alti i dipendenti che le scelgono. Fatto è che il concorso per coprire oltre 2.200 posizioni di assistente giudiziario probabilmente fallirà il suo obiettivo.

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I neo assunti avrebbero dovuto prendere servizio ieri. Ma le prime notizie di fonte sindacale che arrivano dai tribunali, non sono confortanti. Alla Corte di Appello di Torino si sarebbero presentati in 4 su 6, al Tribunale 5 su 10, all’ufficio del Giudice di Pace sempre di Torino 2 su 7, nel tribunale di sorveglianza, siamo sempre a Torino, 3 su 5. A Ivrea in Tribunale non si è fatto vivo nessuno, alla procura della Repubblica solo uno. Alla procura di Milano ieri mattina si sono presentati in tre sui nove attesi. Alla Corte di appello di Milano l’unico assunto avrebbe rinunciato. Al Tribunale dei minori del capoluogo lombardo solo un assistente giudiziario sui quattro previsti ha preso servizio.

Giustizia, fuga dei dipendenti. Fa paura il concorso alle Entrate

Il cahier de doleances è lunghissimo. In Procura a Lodi non si è presentato nessuno, dovevano arrivare in 2. Alla procura di Busto nessuno ha preso servizio. Al tribunale di Roma si sono presentati in 10 su quasi 100 vincitori del concorso. Ad Arezzo hanno preso servizio in quattro su nove annunciati. A Pisa hanno rinunciato entrambi i vincitori, troppo lontana da casa la sede di lavoro. Al Tribunale di Bologna si sono presentati al lavoro in otto su trentasei. Alla Corte di Appello di Firenze degli otto assegnatati quattro hanno rinunciato al lavoro. Ci vorrà qualche giorno per confermare i dati. Magari qualcuno cambierà idea, qualcun altro arriverà. Ma il segnale, detto francamente, è chiaro. E soprattutto non è una sorpresa.

Era già tutto scritto nelle relazioni delle inaugurazioni dell’anno giudiziario delle Corti di Appello di qualche mese fa. Più di un magistrato, anzi potremmo dire quasi tutti, avevano sollevato il problema. Che non riguarda più soltanto la difficoltà a reclutare il personale amministrativo necessario a mandare avanti la baracca, ma pure a tenersi quello che c’è. In Italia se si può parlare di “grandi dimissioni”, si dovrebbe dedicare un capitolo a parte ai cancellieri e ai dipendenti dei Tribunali. Molti, moltissimi, se ne stanno andando, trasferendosi in altre amministrazioni attirate da paghe migliori e carichi di lavoro minori. Magari i piani svuota carceri falliranno pure, ma per ora quelli svuota Tribunali pare stiano funzionando benissimo.

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