Non tutti i lavori pubblici sono uguali. E il governo ne prende atto. Ai dipendenti del ministero della Giustizia che lavorano nelle carceri, sarà riconosciuta un’indennità “specifica” che potrà arrivare fino a 200 euro lordi al mese per tredici mensilità. Ad introdurla è un emendamento del governo approvato in Senato al decreto legge sulle carceri del ministro Carlo Nordio. L’emendamento prevede che a decorrere dal primo gennaio 2025 al personale del Comparto Funzioni Centrali appartenente ai ruoli del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della giustizia, in servizio presso gli istituti penitenziari per adulti e presso gli istituti penali per i minorenni, al fine di riconoscere la specificità ed assoluta peculiarità dell’attività svolta nell’ambito penitenziario e al fine di compensare i carichi e le responsabilità organizzative gestionali, è corrisposta un’indennità annua lorda aggiuntiva rispetto agli attuali istituti retributivi, da corrispondersi per tredici mensilità e che sarà pari a 200 euro lordi per i funzionari, a 150 euro per gli assistenti e a 100 euro per gli operatori.
Giustizia, la fuga continua. Nuovo flop per il concorso degli assistenti giudiziari
Si tratta di una sorta di retromarcia rispetto a quanto fatto da meno di due anni con l’allineamento per tutti i ministeri delle indennità di amministrazione. Si riconosce che non tutti i lavori pubblici sono uguali. Operare quotidianamente in un carcere, in un tribunale o in un pronto soccorso, non è lo stesso che lavorare, per esempio, in altri uffici pubblici. In un momento storico in cui le Pubbliche amministrazioni sono tornate ad assumere per lo sblocco del turn over, si è creata una sorta di competizione tra le varie amministrazioni per attirare i candidati. Ovviamente hanno la meglio quelle che riescono, soprattutto tramite il salario accessorio, a offrire stipendi più alti. Ma anche condizioni di lavoro migliori. La Giustizia fino ad oggi è stata una sorta di “Cenerentola” nel comparto delle Funzioni centrali, con i fondi del salario accessorio più bassi e carichi di lavoro resi estenuanti da carenze di organico superiori al 30 per cento, con la difficoltà a colmarle come dimostra il flop dell’ultimo concorso per reclutare 2.200 assistenti giudiziari.
All’emendamento plaude Confsal-Unsa. Si tratta di un testo che “riconosce finalmente e giustamente una indennità specifica mensile per chi lavora direttamente negli istituti penitenziari per adulti e per minori. Il testo ora passa alla Camera per l’approvazione definitiva» ha affermato il segretario generale Massimo Battaglia. «Premesso questo e soddisfatti di questo, intendiamo proseguire la battaglia della Confsal-Unsa per il riconoscimento di un’indennità di specificità per tutto il personale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia Minorile, anche quello escluso dall’emendamento in questione, e per tutto il personale dell’Organizzazione Giudiziaria, degli Uffici Nep e degli Archivi Notarili» ha aggiunto Battaglia. «In questi anni abbiamo lanciato l’allarme sullo scandaloso e insufficiente ammontare del salario accessorio di tutto il personale, che provoca la fuga dal Ministero
della Giustizia e lo rende totalmente non attrattivo anche per i vincitori di concorso che stanno rinunciando all’assunzione, vale a dire ad un lavoro a tempo indeterminato. Il che è un segnale pericolosissimo sulla gestione presente e sul futuro dell’Amministrazione». «L’Unsa ha proclamato a giugno lo stato di agitazione e in data 25 luglio ha dichiarato fallito il tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro, vista l’assoluta carenza di risposte dal Ministero della Giustizia in merito alle istanze di miglioramento del Fondo Risorse Decentrate per tutto il personale del Dog, degli Uffici Nep, del Dap, della Giustizia Minorile e degli Archivi Notarili. Ma non ci fermeremo. Continueremo a lottare in ogni sede» conclude Battaglia «per la valorizzazione professionale ed economica di tutti i lavoratori del Ministero della Giustizia»