Due vincitori di concorsi pubblici su dieci rinunciano al posto? Lo fanno spesso per scegliere un altro posto, migliore, vinto quasi in contemporanea. E comunque si tratta di un fenomeno « che tenderà a ridimensionarsi nel corso del tempo”. Questo il pronostico che lancia Giuseppe Cotruvo, uno dei massimi esperti in Italia di concorsi pubblici e formazione, fondatore del “Metodo Cotruvo”. Intervistato da PaMagazine avanza anche più di un dubbio sull’efficacia della digitalizzazione piena dei concorsi e sulla loro velocizzazione che invece, sostiene, si potrebbe ottenere puntando a prevenire possibili ricorsi, curando, ad esempio, la corretta applicazione delle normative vigenti e la correttezza delle domande assegnate.
Si parla di flop dei concorsi pubblici. Due su dieci rinunciano. Qual è secondo lei il problema? Salari più bassi del privato? Contratti a tempo?
«Sicuramente incide sia il problema dei salari sia quello dei contratti a tempo determinato. Ma ritengo non siano sufficienti questi elementi a giustificare le rinunce registrate. Veniamo da un periodo di blocco del turnover (almeno fino al 2018) e di rinvii di prove concorsuali causa Covid (2020 e 2021). La concomitanza di questi fattori ha determinato un assembramento di prove concorsuali tra il 2021 e il 2022. Molti candidati hanno partecipato a diverse selezioni (più o meno) contemporaneamente, vincendone più di una e si sono trovati nelle condizioni di scegliere il profilo e l’amministrazione a loro più congeniali, sia sotto l’aspetto economico, sia sotto l’aspetto della destinazione. Non potendo avere il piede in due scarpe differenti, l’accettazione di un posto, implica le dimissioni dal precedente. Recentemente ha ripreso egregiamente questo fenomeno il ministro Zangrillo affermando che si sta assistendo ad un’evoluzione delle dinamiche concorsuali: in passato erano le amministrazioni a scegliere i candidati, oggi sono i candidati (ovviamente quelli idonei in più concorsi) a scegliere l’amministrazione più rispondente alle loro necessità. Oltre a questo aspetto, per alcuni profili, soprattutto quelli più tecnici, alcuni osservatori hanno lamentato la difficoltà a intercettare candidati con conoscenze e competenze in linea alle esigenze della pubblica amministrazione».
Come si potrebbe intervenire per risolvere?
«Intanto ritengo che sia un fenomeno che tenderà a ridimensionarsi nel corso del tempo in modo più o meno naturale, sia perché enti – come l’Inps ad esempio – dubito continueranno ad assumere con i ritmi degli ultimi anni, sia perché il diffondersi di forme di lavoro agile ridurranno l’impatto del trasferirsi in posti lontani dalla propria residenza abituale per l’espletamento delle mansioni lavorative a loro assegnate. Detto ciò, per alcuni profili bisognerà intervenire sulla formazione dei futuri candidati: non solamente nel pubblico, ma anche nel settore privato, molti datori di lavoro lamentano la difficoltà nel reperire forze di lavoro qualificate. E poi c’è il tema delle retribuzioni che non sempre consentono di affrontare serenamente il costo della vita, ma direi che il problema non è tanto, o non solamente, tra nord e sud, come spesso si dice, quanto tra dover vivere in grandi centri urbani e vivere in periferia, con costi spesso più contenuti».
L’idea dell’Agenzia delle Entrate di togliere il tirocinio obbligatorio potrebbe essere una soluzione?
«Francamente la modalità di selezione che l’Agenzia delle Entrate ha adottato in passato mi convinceva molto: ovvero selezionare i candidati sulla base delle attitudini, delle conoscenze e della capacità di mettere in pratica le conoscenze acquisite. In questo periodo, però, con le tante posizioni da rimpiazzare e con la concomitanza di molte altre procedure concorsuali, ritengo razionale il proposito di procedere con lo svolgimento di procedure più snelle, più rapide, per evitare inceppamenti nel funzionamento dell’Ente».
I giudici del Consiglio di Stato hanno sospeso il parere sul decreto di riforma dei concorsi muovendo dubbi sulla digitalizzazione piena. Cosa ne pensa?
«Non mi sembra che la digitalizzazione piena del sistema abbia apportato vantaggi enormi nello svolgimento dei concorsi, soprattutto in termini di rapidità di conclusione delle procedure. Sono molti i concorsi che, nonostante la “digitalizzazione”, hanno richiesto parecchi mesi prima di giungere all’atto finale, ovvero all’assunzione dei vincitori. La rapidità nello svolgimento di una procedura concorsuale ritengo sia maggiormente legata alla corretta applicazione delle normative vigenti, alla correttezza delle domande assegnate, etc., aspetti che incidono sull’abbattimento di ricorsi alla giustizia amministrativa».