L’Aran ha pubblicato sul suo sito il nuovo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, aggiornato con i dati al 16 settembre 2024. I dati mostrano significativi aumenti delle retribuzioni, soprattutto per le Funzioni centrali, confermando l’impegno nel miglioramento delle condizioni economiche nel settore pubblico. Nel triennio 2016-2018, le retribuzioni per le Funzioni centrali sono cresciute del 6,8%, rispetto al 3,48% previsto dai contratti collettivi nazionali. Questo incremento, superiore alle previsioni, evidenzia una crescita importante delle retribuzioni nel settore pubblico. Nel triennio successivo, quindi dal 2019 al 2021, la crescita è stata ancora più evidente: le retribuzioni contrattuali sono aumentate del 7,05%, mentre le retribuzioni di fatto hanno registrato un incremento del 9,41%, ben oltre il 4,19% stabilito dai Ccnl. Questi risultati sono stati ottenuti grazie a risorse aggiuntive stanziate ex lege per aumenti su voci indennitarie fisse e all’effetto dello slittamento salariale.
I numeri
Gli aumenti si sono tradotti in incrementi mensili significativi. Per quanto riguarda le Funzioni centrali, l’incremento effettivo è stato di 406 euro mensili, rispetto ai 191 euro previsti. Anche gli altri comparti hanno beneficiato di aumenti superiori a quelli stabiliti dai contratti: le Funzioni locali hanno registrato per esempio un incremento di 205 euro rispetto ai 176 previsti. La Sanità ha beneficiato di un aumento effettivo di 210 euro rispetto ai 186 euro previsti dal Ccnl. Per Istruzione e Ricerca l’aumento effettivo è stato di 180 euro rispetto ai 175 euro previsti. Così Antonio Naddeo, presidente dell’Aran: «I risultati ottenuti superano in molti casi le previsioni iniziali, a dimostrazione dell’impegno profuso per valorizzare il lavoro dei dipendenti pubblici». Il rinnovo dei contratti 2022-2024 porterà a un ulteriore aumento delle retribuzioni degli statali del 6 per cento.
Il confronto con il privato
Complessivamente, nel primo semestre dell’anno, sono stati recepiti 8 contratti, tutti del settore privato, evidenzia il rapporto dell’Aran. «I contratti in vigore sono 41, applicati a quasi 8,4 milioni di dipendenti, pari al 62,9% del monte retributivo complessivo, l’81,8% nel settore privato, mentre nella pubblica amministrazione l’incidenza è pari a zero, in quanto tutti i contratti sono scaduti», si legge nel rapporto. Alla fine di giugno 2024, l’incremento retributivo più importante nel settore privato è dato dall’industria. Nella pubblica amministrazione, invece, a causa della mancata sottoscrizione dei rinnovi del triennio 2022-2024, la crescita retributiva non tiene il passo con il resto dell’economia ed è dovuta solo dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale, avvenuta, tuttavia, con valori molto più elevati rispetto al passato.