«Prorogato fino al 31 dicembre lo smart working per i lavoratori fragili e per i genitori di figli con meno di 14 anni. In diverse occasioni, negli scorsi mesi, avevo proposto la proroga e mi ero impegnato affinché fosse approvata: promessa mantenuta. La misura è stata inserita nel decreto Aiuti bis in conversione al Senato», così il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ha avuto un percorso travagliato l’emendamento presentato in sede di conversione del dl Aiuti bis dal ministero del Lavoro per prorogare, fino al 31 dicembre, la modalità di lavoro agile per i fragili e per i genitori con figli under 14, due categorie di lavoratori per le quali la normativa di maggior favore (che riconosceva una sorta di “diritto” a ottenere lo smart working) era scaduta il 31 luglio. A fine luglio il tentativo di inserire la proroga nel decreto Aiuti bis era stato stoppato dalla Ragioneria generale dello Stato per via dei costi (specie per il settore pubblico).
L’intervento
Risultato: ai lavoratori fragili e ai genitori con figli sotto i 14 anni viene riconosciuto, come in passato, in virtù delle proroghe dell’articolo 90 del Dl 34 del 2020, il diritto allo smart working semplificato. Diritto che potrà essere esercitato in tutte le realtà aziendali, incluse quelle che non prevedono smart working, sempre che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. Va detto poi che sull’esercizio del diritto allo smart working per fragili e lavoratori con figli con meno di 14 anni, nei mesi scorsi sono emerse due linee interpretative diverse: c’è chi lo ha interpretato come un diritto al lavoro da remoto al 100%, anche se non espressamente previsto dalla normativa, e chi come diritto al 100% di svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile, dunque in parte da remoto e in parte in presenza.
Il decreto
Sempre in tema di dl Aiuti bis, è stato soprattutto il Superbonus a temere in ostaggio fin qui il provvedimento. Dopo un weekend e un inizio settimana di trattative serrate sull’asse Palazzo Chigi, Mef, partiti, non si è ancora sbloccata la partita che ha fatto slittare già di diversi giorni il via libera del Parlamento. E che rischia di rallentare anche il varo, da parte dell’esecutivo, del terzo decreto Aiuti, atteso per la fine della settimana, sempre che le Camere abbiano approvato la richiesta di utilizzare i 6,2 miliardi di entrate in più registrati tra luglio e agosto. Per arrivare al traguardo servono risposte e un intervento che, nel merito, riveda la responsabilità in solido in capo alle banche e agli altri intermediari che acquistano i crediti d’imposta generati dai bonus edilizi. Tutti i partiti sono a favore dello sblocco del meccanismo, ma sulla via da seguire ancora non c’è l’intesa.
Nuovi aiuti
L’intenzione è di portare in Consiglio dei ministri il decreto aiuti ter entro venerdì per mettere in sicurezza anche i prossimi 12-13 miliardi complessivi (che si aggiungono ai circa 50 miliardi stanziati finora per far fronte alla crisi energetica e al caro bollette). Le risorse andranno in gran parte alle imprese, per prorogare ed eventualmente rafforzare il credito d’imposta. Per le famiglie potrebbe arrivare un ampliamento della platea del bonus sociale: oggi si applica fino ai 12mila euro di Isee.