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Per Bankitalia l’aumento delle tasse non è un tabù

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banca d'Italia
Rome, Italy-March 5, 2015; Old fashioned facade of the Bank of Italy in Rome.March 5, 2015 Rome, Italy

I servizi pubblici costano. Assistenza, istruzione, sanità, ricerca, non si finanziano da soli. E se allo Stato si chiede uno sforzo maggiore su questi capitoli, allora bisogna mettersi l’animo in pace: qualcuno deve pagare. Attenzione però, sarebbe un errore pensare, come pure è stato fatto fino ad oggi, che questi aumenti di spesa strutturali possano essere finanziati con il debito pubblico. Questi costi vanno finanziati con la fiscalità generale. Questo passaggio è contenuto nelle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

Insomma, Visco sembra voler rompere quello che fino ad oggi è stato per la politica italiana una sorta di tabù. Che le tasse cioè, non si possono aumentare. L’indicazione, tra l’altro, arriva alla vigilia della riforma del Fisco legata al Recovery plan. Entro la fine di luglio il governo guidato da Mario Draghi, si è impegnato ad approvare una legge delega per rivedere da zero l’intera struttura della tassazione italiana che ruota intorno all’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche. Difficile, ovviamente, che di possibili aumenti di tassazione si possa iniziare a parlare da subito. Lo stesso Mario Draghi, quando qualche giorno fa il segretario del Pd Enrico Letta aveva messo sul tappeto la possibilità di introdurre in Italia una tassazione sulle successioni superiori a un milione di euro, aveva prontamente tirato il freno. Non è il momento di chiedere soldi ai cittadini, aveva detto Draghi, ma di darli.

Eppure il tema è sul tappeto. Da tempo tutte le organizzazioni internazionali, compresa la Commissione europea che dovrà giudicare la riforma fiscale italiana, chiedono un riequilibrio della tassazione dal lavoro alle cose. Insomma, la spinta è quella a ridurre il carico fiscale sugli stipendi, aumentandolo sugli acquisti (iva) o sulle cose (come gli immobili). Un tema, tuttavia, che in Italia è ad altissima sensibilità politica. Ma cosa ha detto esattamente il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

Ecco il passaggio. Il Paese, si legge nel testo delle Considerazioni finali, sarà chiamato a un impegno duraturo anche oltre l’orizzonte del programma NGEU (il Recovery plan, ndr), per dare concreta attuazione alle riforme. Alcuni servizi, come sanità, assistenza, istruzione, giustizia e ricerca, potranno richiedere un maggiore impiego ordinario di risorse. Almeno in parte sarà possibile farvi fronte con una ricomposizione del bilancio pubblico e con le maggiori entrate attese da una crescita più elevata. Bisogna essere tuttavia consapevoli che quanto più si chiede allo Stato tanto maggiore deve essere la disponibilità a sostenerne i costi: abbiamo già compiuto in passato l’errore di affidare al debito il compito di finanziare aumenti strutturali della spesa pubblica. All’annunciata riforma fiscale dovrà affiancarsi un rinnovato impegno nell’azione di contrasto all’evasione; nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, le dimensioni del fenomeno continuano a danneggiare la nostra economia.

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