Al via il super-congedo parentale. Per un mese l’indennità passa dal 30% all’80%: spetta anche quando la mamma non è lavoratrice o non è dipendente, se il papà, lavoratore dipendente, fruisce di un giorno almeno di congedo di paternità, obbligatorio o alternativo (e viceversa). Lo ha messo nero su bianco l’Inps con la circolare 45/2023. Il trattamento economico relativo al congedo parentale è stato modificato con l’ultima legge di Bilancio. Si può beneficiare di un mese di super-congedo finché il figlio compie sei anni.
La circolare
Ecco cosa dice, più nel dettaglio, la circolare dell’Inps: «Si dispone l’elevazione dell’indennità all’80% (invece del 30%) della retribuzione di un solo mese dei tre spettanti a ciascun genitore, non trasferibili all’altro, a condizione che la mensilità indennizzata all’80% della retribuzione sia fruita entro i 6 anni di vita (o entro 6 anni dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o di affidamento) del minore». E ancora. «Il mese indennizzato all’80% della retribuzione è uno solo per entrambi i genitori e può essere fruito in modalità ripartita tra gli stessi o da uno soltanto di essi». Infine: «L’elevazione all’80% della retribuzione dell’indennità in trattazione si applica anche ai genitori adottivi o affidatari e interessa tutte le modalità di fruizione del congedo parentale: intero, frazionato a mesi, giorni o in modalità oraria».
Il percorso
Il congedo parentale è un periodo facoltativo di astensione dal lavoro che viene concesso ai genitori per prendersi cura dei propri figli nei suoi primi anni di vita. Il pacchetto di congedi a disposizione dei genitori era stato già riformato dal governo Draghi che aveva esteso i mesi di congedo indennizzato al 30% della retribuzione, portandoli da 6 a 9 fino al compimento dei 12 anni del figlio.
Il precedente esecutivo aveva anche aumentato il numero di giorni di congedo obbligatorio retribuiti al 100% per i padri, portandoli da 7 a 10 (e a 20 in caso di parto gemellare). Nel 2020 gli uomini che hanno usufruito dell’astensione dal lavoro per occuparsi dei figli sono stati circa uno su 5 (il 22%). Nel caso delle donne l’asticella sale di molto fino a sfiorare l’80%.
L’allarme
Il mese di super-congedo parentale retribuito all’80% si inserisce nella strategia del governo per contrastare la denatalità. Nel 2022 i nati sono scesi sotto la soglia delle 400 mila unità, attestandosi a 393 mila, il livello più basso di sempre. L’ultimo anno in cui si è registrato un aumento delle nascite è stato il 2008. Da allora il calo è pari a circa 184 mila nati. Numeri che inevitabilmente preoccupano. Eppure la voglia di fare figli non manca. Lo testimonia il rapporto FragilItalia “La crisi demografica italiana: famiglia, denatalità, figli”, realizzato da Ipsos e Legacoop. Sette giovani su dieci sognano di crescere un giorno almeno due bambini. Per il 70% degli intervistati la principale causa della denatalità va ricercata negli stipendi bassi e nell’aumento del costo della vita. Incidono anche l’instabilità lavorativa e la precarizzazione del lavoro, afferma il 63% delle persone, la mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (secondo il 59%) e la carenza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57%). Infine, la paura di perdere il posto di lavoro riguarda il 56% dei potenziali genitori di domani.