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Enti locali, con il nuovo contratto 128 euro in più al mese

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Dopo i dipendenti dei ministeri, è il turno di quelli dei Comuni. Ieri è ripartita la trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni locali. L’Aran ha illustrato gli aumenti destinati al personale in caso di firma dell’accordo. Per gli aumenti tabellari viene messo a disposizione il 94 per cento delle risorse economiche disponibili per il rinnovo del contratto. Risultato? Si va verso un aumento medio mensile per i dipendenti comunali pari a 128 euro lordi. Parliamo, più nel dettaglio, di 111,45 euro per l’area degli operatori, di 116,03 euro per gli operatori esperti, di 130,41 euro per gli istruttori e di 141,5 euro per i funzionari e per le elevate qualifiche. Resterebbero così sul piatto 8 euro da destinare eventualmente a istituti della parte normativa che comportano un aumento di costi. Il governo con la manovra di bilancio ha poi stanziato un ulteriore 0,22 per cento di aumento per rifinanziare i fondi della contrattazione integrativa.

Le novità

Il prossimo tavolo è stato fissato per il 2 dicembre. Per sbloccare il negoziato tra due settimane l’Aran potrebbe calare gli stessi “assi” che hanno agevolato la sottoscrizione del contratto delle Funzioni centrali, ovvero la settimana di quattro giorni lavorativi su base volontaria a parità di stipendio e il pagamento dei buoni pasto anche per chi lavora da casa in modalità agile. Per adesso nella bozza di contratto delle Funzioni locali è presente una norma sull’age management che prevede agevolazioni per i lavoratori più vicini alla pensione. Inoltre è previsto l’allungamento fino alla fine del 2026 delle progressioni verticali in deroga ai titoli di studio. Per le posizioni organizzative assegnate ai funzionari, poi, la retribuzione aggiuntiva annua riconosciuta sale da 18 mila a 22 mila euro.

Il commento

Insomma, molte delle novità presenti nel contratto delle Funzioni centrali troveranno spazio anche in quello dei dipendenti di Comuni e Regioni. Per il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, si tratta di «strumenti di modernizzazione della Pa» di cui oggi nemmeno le amministrazioni periferiche possono più fare a meno. Sempre Naddeo ha definito la settimana corta, che dà la possibilità di articolare l’orario di lavoro in quattro giorni anziché cinque, mantenendo comunque le 36 ore complessive, «un perfetto tassello di flessibilità nell’ambito della gestione del rapporto di lavoro per le pa». La nuova norma sull’age management incoraggia invece le amministrazioni a gestire l’organizzazione del personale tenendo conto delle diverse età presenti, introducendo metodologie formative come il mentoring e il cosiddetto reverse mentoring, dove sono i giovani che condividono le loro conoscenze con i colleghi più anziani.

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