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Pa, ecco gli aumenti (e gli arretrati) per i dirigenti pubblici

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Tempo di aumenti anche per i dirigenti del pubblico impiego. Gli incrementi potranno arrivare fino a 390 euro, stando alla bozza di accordo presentata dal presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ai rappresentanti sindacali della pubblica dirigenza. La partita, a questo punto, potrebbe concludersi già dopo Pasqua, quindi ad aprile.

Aumenti

La trattativa per il rinnovo del contratto dei dirigenti relativo al triennio 2019-2021 è decollata ufficialmente all’inizio di febbraio. Gli aumenti più consistenti si registreranno all’Enac, dove l’asticella potrà arrivare a sfiorare i 400 euro lordi al mese. Per i dirigenti di prima fascia dei ministeri, delle agenzie fiscali e dell’Inps, sono previsti aumenti a regime fino a 340 euro lordi al mese. Per i dirigenti di seconda fascia, che tra i manager pubblici rappresentano la quota maggioritaria, si parla di 195 euro lordi al mese di aumento.

Gli arretrati

Il contratto della dirigenza funzioni centrali riguarda 4.137 dirigenti e circa duemila professionisti. Capitolo arretrati. Com’è noto, la partita riguarda il rinnovo del contratto 2019-2021. Insomma, ci sono quattro anni di arretrati da incassare. Facciamo due conti: i dirigenti di prima fascia avranno diritto a un aumento tabellare di 100 euro per 13 mensilità per il 2019, di 130 euro per il 2020 e di 170 euro a regime per il 2021, oltre a un aumento di “posizione” di 95 euro lordi mensili per il 2019 e di 170 euro a partire dal primo gennaio del 2020. Quindi, nel caso dei dirigenti di prima fascia, gli arretrati maturati  già superano i 15mila euro. 

Il nodo

Aumenti e arretrati andranno ad aggiungersi all’aumento una tantum previsto dal governo per il 2023 e pari all’1,5% della retribuzione. Che per i dipendenti pubblici con le stellette da dirigente vale attorno ai 50 euro al mese per la seconda fascia e a circa 70 euro al mese per la prima fascia. Attenzione però al tetto dei 240mila euro di retribuzione massima l’anno, che nella Pa detta legge. Ci sono manager pubblici che rischiano di superare questa soglia incassando gli arretrati degli ultimi quattro anni. Serve una soluzione al problema. Il passato governo aveva tentato di rivedere il limite al rialzo, ma l’operazione si è subito arenata: la deroga al tetto dei 240mila euro inizialmente aveva ricevuto semaforo verde, ma dopo appena 24 ore era arrivata la marcia indietro del governo. Non solo. Il contratto dovrà anche regolare la questione del lavoro agile per i dirigenti del pubblico.

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