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Decreto lavoro, più precari e meno occupazione con i nuovi contratti a termine

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Più precarietà e nessun aumento dei posti di lavoro. Il governo si prepara a smontare, di fatto, quanto previsto nel decreto Dignità per le causali del contratti a termine. Ma, secondo quanto filtra dall’Inps, che sta facendo alcune valutazioni, la sostanziale “deregulation” in materia non produrrà alcuna spinta nei confronti dell’occupazione. Che, invece, subirà appunto un ulteriore processo di precarizzazione. In una fase, tra l’altro, piuttosto delicata in quanto, con oltre 3 milioni di precari, l’Italia è ai livelli record dal 1977.

Contrati e causali

Occorre ricordare che, in fatto di causali, il decreto lavoro che Palazzo Chigi sta mettendo punto, “libera” da questo obbligo i contratti sotto i 12 mesi e per quelli tra 12 e 24 mesi introduce tre causali considerate più accessibili. Sarà possibile in questo caso motivare con specifiche esigenze previste dai contratti collettivi di lavoro, per esigenze specifiche di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalla parti in assenza di previsioni contrattuali (ma con il visto di una apposita commissione di certificazione), oppure per esigenze di sostituzione di altri lavoratori.

Il decreto Lavoro

La messa a punto del decreto, che il governo è intenzionato ad approvare il primo maggio, non è comunque ancora conclusa e sul tavolo rimangono alcune delle questioni che più hanno scatenato le polemiche dopo la diffusione delle prime bozze. L’impianto rimane fondato innanzitutto sul superamento del reddito di cittadinanza che sarà sostituito con tre nuovi strumenti: Pal, la Prestazione di accompagnamento al lavoro che entrerà in vigore in via transitoria da agosto; Gil, la Garanzia per l’inclusione per chi non è occupabile e Gal, la Garanzia per l’attivazione lavorativa che riguarderà invece chi è in condizione di lavorare.

Ma rispetto alle versioni circolate finora, in base anche all’esame dell’impatto finanziario condotto dalla Ragioneria, qualche modifica potrebbe arrivare sui requisiti Isee della Gil. Nelle bozze la soglia dell’indicatore della situazione economica del nucleo familiare per accedere al nuovo sostegno era fissato a 7.200 euro, anziché gli attuali 9.360 euro, comportando inevitabilmente una riduzione della platea di aspiranti beneficiari. Allo stesso tempo, a cambiare rispetto al reddito era anche la scala di equivalenza, il moltiplicatore con il quale si calcola l’assegno complessivo. La bozza ne prevedeva una stretta penalizzando gli importi calcolati sui familiari a carico.

Tutele

Il decreto, dovrebbe contenere anche misure per la sicurezza sul lavoro per rafforzare l’assicurazione nelle scuole e i sostegni alle famiglie dei giovani morti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. In particolare, dovrebbe essere ampliata ai docenti la tutela assicurativa Inail contro gli infortuni e le malattie professionali oggi garantita al resto dei lavoratori dipendenti, comprendendo anche l’infortunio in itinere. La tutela degli studenti sarà invece estesa a tutti gli eventi che si verificano all’interno dei luoghi di istruzione o nell’ambito delle attività programmate dalle scuole o degli istituti di istruzione. Si supererà così la limitazione alla tutela oggi prevista per le sole attività tecnico-scientifiche nei laboratori o per le esercitazioni pratiche nelle palestre. Incerto infine ancora il destino del cuneo fiscale: il taglio annunciato con il Def potrebbe viaggiare in un provvedimento a parte, ma non è escluso che confluisca nello stesso decreto lavoro.

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