I campi di applicazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) sono molteplici, come molteplici sono gli esperimenti tentati negli ultimi anni per introdurre e estendere l’uso dell’AI nella Pubblica Amministrazione. Proprio in questi giorni è nata l’iniziativa Tim AI Challenge, che, in collaborazione con Eit Digital, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano e ImpreSapiens – Sapienza Università di Roma, si rivolge a startup, scaleup e aziende per incrementare l’uso di AI anche nella Pubblica Amministrazione. Ma non solo: è di pochi giorni fa il video diventato virale del vicepremier Matteo Salvini che, per comunicare ai suoi followers la presenza di Marine Le Pen all’annuale raduno della Lega a Pontida, grazie a un uso sapiente dell’AI sembra parlare francese. Il merito è dell’algoritmo HeyGen, in grado di tradurre un messaggio in un’altra lingua e modificare il labiale di chi parla. Ci si chiede quanto un uso sempre più esteso delle intelligenze artificiali possa mettere a rischio il ruolo dei dipendenti, finendo col renderli sempre più facilmente sostituibili.
L’esperienza di MaTHiSiS
Sperimentato dall’allora ministero della Pubblica istruzione, MaTHiSiS (Managing Affective learning through intelligent atoms and smart interaction) è un progetto finanziato dalla CE all’interno del programma Horizon 2020. Si tratta di una piattaforma educativa, destinata a bambini nello spettro autistico, affetti da Adhd, Disturbi specifici di Apprendimento, e/o disabilità multiple, che permette agli insegnanti di creare programmi di studio individuali in base alle necessità del singolo studente.
MaTHiSiS, grazie a tecniche di affective computing, comprende il modo di apprendere e lo stato d’animo dell’allievo e sulla base di queste informazioni fornisce gli strumenti per rendere quanto più personalizzata possibile la didattica. La lettura dei primi risultati della sperimentazione fa ben sperare per un’applicazione futura più capillare: i livelli di attenzione e concentrazione degli alunni risultano infatti aumentati grazie all’uso di questa AI.
L’eccellenza dell’Inps
Appena un paio di anni fa l’INPS ha ottenuto un riconoscimento da IRCAI (International Research Centre On Artificial Intelligence) per il progetto legato alla classificazione e allo smistamento automatico delle mail di posta elettronica certificata (PEC). Il sistema messo a punto comprende il testo della mail ricevuta dall’INPS, recapitandola all’operatore più idoneo a dare una risposta al richiedente.
Non è questo l’unico campo di applicazione in cui l’INPS sta sperimentando l’AI: è degli ultimi mesi la notizia di un assistente virtuale intelligente con cui l’utente potrà interfacciarsi dopo aver posto la sua domanda sul motore di ricerca del sito.
I Comuni
Infine numerosi Comuni nella penisola stanno utilizzando l’AI per facilitare il rapporto col pubblico e snellire la burocrazia. Tra gli esempi più famosi c’è il portale dedicato al turismo del sito del comune di Milano, che, grazie a un sistema di chatbot fornisce informazioni sugli eventi in città e sui luoghi di interesse, rispondendo alle domande dell’utente, o il sito del comune di Rimini che, sempre con un servizio di chatbot, offre ai cittadini risposte ai loro dubbi in merito a tasse, scadenze e pagamenti.
All’estero
Anche all’estero non mancano esempi di applicazione di AI nelle amministrazioni pubbliche. Se da un lato si può fare riferimento alla Norvegia, che grazie alle nuove tecnologie offre ai cittadini informazioni e aiuto, dall’altra è impossibile dimenticare l’esperienza del governo Trump che, nel 2020, aveva sfruttato le AI per controllare il flusso di migranti. Un uso, questo, al limite della tutela dei diritti umani dal momento che le persone tracciate non potevano conoscere né monitorare l’utilizzo dei dati ottenuti dallo Stato.
Il report
Il DESI (Digital Economy and Society Index) nel 2023 ha notato un ritardo dell’Italia rispetto al resto d’Europa nell’applicazione delle AI proprio all’interno dei servizi pubblici: il nostro Paese risulta infatti essere il terzultimo per numero di utenti che interagiscono online nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Ciononostante è confermato un sempre più largo utilizzo delle intelligenze artificiali in Italia, e ne è prevista un’ulteriore espansione nei prossimi anni (si prevede che entro il 2026 il 90% dei servizi pubblici userà le AI).
La bontà dell’AI è ormai un’ovvietà, e forse è impensabile un futuro, anche prossimo, in cui un suo utilizzo non sia sempre più frequente anche nella PA.
Tuttavia allo stato attuale la presenza umana resta imprescindibile e benché la tecnologia faccia passi avanti considerevoli non sembra che l’AI possa entrare in competizione con l’uomo, arrivando a diventare sua concorrente e persino sostituta.
Si prospettano, anzi, nuove iniziative basate sulla cooperazione tra AI e uomo.