Se la fine dell’anno è l’occasione per fare dei bilanci, quello del 2024 mi sembra largamente in attivo, almeno per noi di Confsal-UNSA. Abbiamo appena firmato un buon contratto di lavoro per i dipendenti delle funzioni centrali dello Stato, direi di più: un ottimo contratto. E lo definirei così per più di una ragione. Intanto siamo riusciti a chiudere la trattativa prima della scadenza del contratto vigente, quello 2022-2024. Era da tempo immemorabile che non accadeva e c’è voluta tutta la nostra determinazione per riuscire a far rispettare a tutti, dalla controparte datoriale ai nostri colleghi delle altre sigle sindacali, questa scadenza. Lo abbiamo fatto in primo luogo per rispetto dei lavoratori che sono giustamente tenuti a rispettare scadenze e regole nella loro attività mentre chi quelle regole fissa per troppo tempo è stato il primo a non rispettare la scadenza più importante, quella da cui dipendono tutte le altre, la stipula del contratto.
Anche la parte economica, poi, ha il suo peso nel determinare il giudizio positivo sull’accordo raggiunto. Abbiamo portato a casa un aumento di circa il 6%, il che vuol dire una media di circa 170 euro lordi mensili. Si tratta della cifra più alta, sia in percentuale sia in termini assoluti, da decenni a questa parte. Qualcuno si è lamentato perché non abbiamo recuperato tutta l’inflazione persa nel periodo atroce che va dalla fine della pandemia e l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, due eventi che hanno fatto impennare i prezzi in maniera del tutto eccezionale. Sì, non abbiamo recuperato l’intero gap, ma per farlo sarebbero serviti circa trenta miliardi di euro, ed era, francamente, impensabile che il governo potesse stanziare cifre del genere solo per il rinnovo del contratto di un’unica categoria. Chi dice il contrario, mente sapendo di farlo. Non solo non c’era una disponibilità politica, ma non c’erano neanche le condizioni tecniche, visto che la manovra economica e le sue coperture devono passare il vaglio dei controllori europei, particolarmente vigili ora che sono tornati in vigore i vincoli di bilancio derivanti dal patto di stabilità.
Il contratto che abbiamo firmato, però è importante anche per un’altra novità. Per la prima volta nella manovra del governo, all’articolo 19 (Rifinanziamento del fondo per la contrattazione collettiva nazionale per il personale pubblico), in linea con la filosofia della programmazione pluriennale derivante dalle nuove regole di stabilità europee, sono previsti i fondi per coprire il rinnovo non solo del prossimo, ma anche del contratto successivo. Per la prima volta, quindi, non siamo riusciti solo a chiudere un contratto entro l’ultimo anno di vigenza, ma abbiamo davanti risorse garantite anche per i due prossimi trienni. Non era mai accaduto prima.
Questa novità assoluta ci offre ora una grande opportunità, possiamo metterci a lavorare già dai primi giorni di gennaio, per preparare il nuovo contratto, senza l’ansia dei tempi stretti. Questo ci può permettere di continuare a concentrarci sul modo migliore di adeguare il lavoro pubblico alle esigenze di una società che si trasforma. Già in questa tornata contrattuale abbiamo potuto introdurre soluzioni innovative (e facoltative) come la settimana di quattro giorni lavorativi, altre ne potremo studiare nei prossimi mesi.
Di motivi, insomma, per essere soddisfatti del lavoro compiuto, ce ne sono diversi, ma permettetemi di aggiungere, da editore soddisfatto, anche i successi ottenuti da questa testata da cui vi scrivo: PAMagazine, scommessa lanciata qualche anno fa, non senza qualche motivo di apprensione, è stata largamente vinta. Sembrava strano che un sindacato potesse impiegare risorse proprie per dar vita non ad un organo di parte, ma a una vera testata giornalistica che raccontasse in piena libertà il mondo del lavoro pubblico. Ebbene, non solo l’obiettivo è stato raggiunto, ma il livello della qualità dell’informazione che PA Magazine ha saputo garantire ha fatto in modo che questo giornale online sia ormai la fonte più accreditata nel settore. E non lo dico io, ma i numeri.
L’anno che si chiude ha visto PaMAgazine toccare il record di 5,1 milioni di sessioni e 5,6 milioni di pagine viste. Si tratta di dati più che raddoppiati rispetto a quelli dello scorso anno. Ma quello che colpisce è che i lettori di PAMagazine non si limitano ad un uso passivo, ma interagiscono commentando i testi e mantenendo un dialogo aperto con chi li ha redatti. Intorno a questo giornale, a questa voce libera, si è creata una comunità viva. E per quanto mi riguarda lo verifico personalmente settimana per settimana leggendo i commenti alla mia nota domenicale, che è diventata un appuntamento importante soprattutto per me. Una forma di contatto personale e diretto con i colleghi, senza alcuna mediazione, e visto che questo canale è sempre più attivo, affido ad esso i miei più affettuosi auguri di buon anno per tutti voi.